L’Inganno

Regia: Sofia Coppola

Anno: 2017

Dopo la Palma per la miglior regia all’ultimo festival di Cannes, il film di Sofia Coppola L’Inganno arriva anche nelle sale italiane, portando con sé le algide passioni femminili di un collegio per fanciulle nell’America ottocentesca ed una lettura dell’atteggiamento della donna di fronte alle leggi non scritte del desiderio.

Siamo nel 1864 in Virginia, durante la Guerra di Secessione. Un giorno come tanti, una giovane educanda trova in un bosco John McBurney (Colin Farell), un soldato nordista ferito ad una gamba. Dopo averlo portato con l’aiuto di altre compagne al collegio diretto da Miss Martha (Nicole Kidman), il soldato viene curato e assistito da tutte quante con zelo e dedizione. Le attenzioni che suscita nelle allieve e nella stessa direttrice portano ben presto il collegio a “risvegliarsi”. Il fascino del soldato sulle pudiche signorine fa nascere una sorta di gara in gentilezze e sguardi a chi cattura di più il suo interesse. In particolare, sono Miss Edwina (Kirsten Dunst) e la giovane Alicia (Elle Fanning) ad esporre maggiormente i propri sentimenti. La prima è una malinconica e remissiva professoressa, l’unica rimasta in collegio durante il turbolento periodo della guerra. La seconda, una bella ed audace studentessa.

John, che non dimostra molta fretta di tornare sul campo di battaglia, ricambia con altrettanto rispetto per l’istituzione e cortesia per le donne che lo circondano, anche per il fatto che viene tenuto nascosto alle truppe sudiste. Ma la sottile carica erotica che la sua presenza accende si trasforma presto in qualcosa di più. In una notte silenziosa quanto i sentimenti repressi delle protagoniste, John, ripresosi nel fisico e nello spirito, si riappropria del maschile ruolo di seduttore. Persa la lucidità a causa del desiderio sessuale, le cose andranno progressivamente a rotoli e, innescando un susseguirsi di gelosie e cattiverie, il gruppo di donne non tarderà a compattarsi per intrecciare la sua vendetta.

Lontano dal vivo della guerra, di cui si percepiscono solo fumo e boati sullo sfondo, il collegio delle vergini omicide è una sorta di luogo a parte, un microcosmo incontaminato che procede nella sua tranquilla routine di obblighi, regole e piccole frustrazioni, fino a quando non irrompe in esso una presenza maschile. Dapprima visto con sospetto e curiosità, l’uomo si guadagna il favore di tutte le donne del collegio.

Ma la tragedia è dietro l’angolo e, così come sono nate facilmente la vivacità e la civetteria femminile, allo stesso modo la subdola e lucida vendetta del gineceo non tarda a manifestarsi. Con sguardo freddo dietro un velo di sorriso e cortesia. Alla fine tutto si ricompone e torna come all’inizio: un quadretto perfetto di figurine immobili nella cornice elegante dell’austero collegio, l’immagine che chiude simbolicamente il film. La tragedia si è conclusa, senza nemmeno troppo rumore.

Sofia Coppola rilegge il film di Don Siegel La notte brava del soldato Jonathan (The beguiled, 1971), ma lo fa da una prospettiva femminile e stilisticamente in maniera del tutto personale, quasi ricollegandosi – almeno idealmente – agli esordi de Il giardino delle vergini suicide (The virgin suicides, 1999). Alla base di entrambe le pellicole c’è il romanzo omonimo di Thomas P. Cullinan, pubblicato nel 1966, a cui la regista ha dichiarato di essersi attentamente ispirata. Il film procede per impercettibili movimenti sotterranei, evita sbavature e adotta uno stile registico sobrio e impeccabile.

Se negli ultimi lavori (Somewhere, 2010, Bling ring, 2013) Coppola si era lasciata prendere un po’ troppo la mano da presunte ambizioni di autorialità finendo col realizzare film autoreferenziali e fondamentalmente snob, qui il romanzo a cui attinge crea una sorta di solido substrato che tiene in piedi tutta la pellicola.

Bravi e ben diretti gli attori, inquadrati in una recitazione d’insieme misurata e controllata. Si distinguono soprattutto la sempre impeccabile Nicole Kidman (Ritratto di signora, Fur – Un ritratto immaginario di Diane Arbus, Rabbit Hole), algida e rigorosa direttrice del collegio, ma non insensibile al richiamo dei sensi, l’ormai lanciata Elle Fanning (Bling ring, The neon demon) e Kirsten Dunst (Mona Lisa smile, Marie Antoinette, I due volti di gennaio), perfetta nei panni della repressa e frustrata Edwina, qui alla terza collaborazione con la Coppola.

L’Inganno è un film in costume dal tocco letterario, un lucido studio sulla psicologia femminile, che a tratti ricorda visivamente Picnic ad Hanging Rock (Picnic at Hanging Rock, 1975) di Peter Weir e certe tensioni hitchcockiane.