Regia: Nicolas Winding Refn
Anno: 2016
Ci aveva stupiti con Bronson (2008), che lanciò il talento di Tom Hardy, e folgorati con Drive (2011), film reso ancor più indimenticabile dall’interpretazione di Ryan Gosling. Nicolas Winding Refn lo abbiamo atteso per le prove successive con aspettative alte e giustamente motivate: allora è arrivato Solo Dio perdona (Only God forgives, 2013), ma aveva deluso i più. Confuso, ambizioso, autocompiaciuto.
A riaccendere la curiosità attorno al regista danese arriva ora sugli schermi, subito dopo il passaggio a Cannes, The neon demon, una sorta di horror-glam ambientato nel mondo della moda. Jesse (Elle Fanning) è una giovane aspirante modella sedicenne che si muove in una Los Angeles dalla doppia facciata, patinata e squallida allo stesso tempo, e che si fa notare rapidamente per la sua bellezza pura e naturale. Bionda, graziosa, viso innocente, Jesse si attira subito l’invidia di alcune modelle affermate, che la vedono improvvisamente al centro dell’attenzione dei fotografi e degli stilisti più esigenti.
Non passerà molto tempo perché anche Jesse venga fagocitata in quell’ambiente spietato e crudele, perdendo progressivamente la sua originaria freschezza e ingenuità e finendo preda di chi la sua bellezza la invidiava e la voleva a qualsiasi costo.
Tra suggestive ambientazioni oniriche e surreali, debitrici in varia misura del cinema di Brian de Palma e David Lynch (ma si veda anche Il bacio della pantera di Paul Schrader), il film lancia un chiaro messaggio sull’adulazione e l’estrema ricerca della bellezza, al limite con la follia. A farne le spese una vittima sacrificale, gettata in un’arena vorace, della quale finisce col subire il fascino letale.
L’occhio di Winding Refn indaga ogni parte del viso, del corpo, ogni espressione di Jesse, quasi delineando la bellezza di una dea neoclassica. Ma non si risparmia di farla successivamente a brandelli, di sporcarla di sangue, di guardarla senza pietà divorata dalle glaciali modelle che finalmente possono sentirsi rinate, “intrise” della bellezza che tanto desideravano.
Brava Elle Fanning (Phoebe in wonderland, Somewhere, Maleficent), che accetta con coraggio un ruolo estremo e di rottura con i personaggi finora interpretati; il film gira attorno a lei e così anche la nostra attenzione, che vorrebbe ad ogni istante preservarla da un manipolo di personaggi disumani. Nel cast anche l’ex bimba prodigio Jena Malone (Contact, Donnie Darko, Saved!), nel ruolo di un’ambigua truccatrice che introduce Jesse nel “giro che conta” e protagonista di un’esplicita quanto gratuita scena lesbo-necrofila. In una piccola parte Keanu Reeves (Belli e dannati, Il profumo del mosto selvatico, Matrix), sordido proprietario di un motel.
Il film, ambizioso e discutibile, si perde nella sua estetica ricercata e fine a se stessa e in una sceneggiatura, scritta a più mani, a tratti superficiale nell’approccio ai personaggi e che non lascia il segno. Che sia ora per il discontinuo Nicolas di fermarsi un po’ e riflettere sulle prossime scelte?