Total Recall – Atto di forza

Regia: Len Wiseman
Anno: 2012

Così è se vi pare:  una  fantascientifica spedizione sullo shuttle dei propri ricordi!

In una città metallica, dai contorni avveniristici Douglas Quai (Colin Farrell) è operaio di una ditta che fabbrica umanoidi destinati alla polizia federale. I suoi giorni vengono illuminati dalla bellezza rassicurante della moglie Lori (Kate Beckinsale) e le sue notti sono rabbuiate dalla perturbante presenza di Melina (Jessica Biel), la donna dei suoi incubi. Rivolgersi alla Rekall, azienda che insinua nella mente ricordi fittizi, è l’unico modo per sfuggire alla routine, intraprendendo un viaggio illusorio in cui vivere un’esistenza al cardiopalma.

Total Recall – Atto di forza, remake del pluripremiato Atto di Forza (Total Recall, Paul Verhoeven 1990) è il film che condensa, in un plot caotico, l’iperbolica fantasia al servizio di arditissimi effetti speciali e il gusto per un pericolo a tutti i costi.

È distante il tocco raffinato e trasognato del modello cinematografico tutto anni ‘90, interpretato da Arnold Schwarzenegger, focalizzato sulla visione di Marte, il pianeta ricamato di presenze rubate all’immaginifico universo di Jules Verne. La mirabolante cornice fiabesca di Verhoeven si tramuta, adesso, in un tetro recinto tecnologico; i taxi guidati da sorridenti esseri inanimati sono divenuti anonimi oggetti volanti, che scorrono su autostrade magnetiche e le caratteristiche fisionomie degli alieni si sono modificate in volti cupi dai tratti orientali.

La psiche complessa e tormentata del vecchio Doug non si rintraccia in quella disgiunta e incongruente del nuovo. I dialoghi serrati e incalzanti fanno, adesso, spazio a mute scene fondate esclusivamente su inseguimenti rocamboleschi e scontri sanguinolenti: il robotizzato spazio futuristico diviene, così, una disumana prigione di lamiere. Non si vola più verso l’universo intergalattico ma ci si addentra, per oltrepassarlo, nel nucleo terrestre.

La vicenda si snoda in un pianeta devastato da guerre chimiche, un luogo sterile, malsano, dall’aria irrespirabile, una Chernobyl futuristica. Due i territori ancora abitabili: l’Unione federale di Britannia – il Nord industrializzato – e la Colonia – il Sud vessato. L’intercomunicazione tra i tue spazi è affidata a un mezzo di trasporto, La Discesa, uno shuttle che anziché stagliarsi nel pulviscolo stellare, s’insinua nei profondi recessi della terra.

Il cineasta dipinge un testo filmico dai contorni macabri, un panorama distopico, trafitto da un’architettura robotica sviluppata in altezza. Gli uomini del poi sono degli sporadici punti luminosi, talvolta deformati dal nucleare, che si muovono in un mondo cyber nel quale anche la realtà sognata può divenire concretamente vissuta. I medici non si preoccupano più di trapiantare organi, ma di innestare pensieri, ricordi, estensioni oniriche. Ciò che sarebbe potuto essere diviene ciò che davvero è. La vita effettiva continua nel palpito della memoria. E la memoria procede a ritroso verso la quotidianità.

Tutto ciò che appartiene a Doug, compresa la sua identità, è una mera finzione. Il suo subconscio è stato completamente modificato, la sua personalità snaturata, il suo scrigno interiore falsato. Non è un mediocre operaio, non è sposato, non è ciò che la società pensa che lui sia. Il suo nome effettivo è Hauser, una spia dei servizi segreti, a capo dei movimenti ribellistici della Colonia: è la proiezione nel più lontano futuro di una personaggio pirandelliano!

La sceneggiatura richiama distintamente il contesto situazionale di Inception (Christopher Nolan 2010), pur non ricalcandone l’apparato emotivo e intellettualistico. Innesto di ricordi in Total Recall, estrazione, impianto e alterazione di sogni in Inception; preponderanza di tessuto fantastico in entrambe le pellicole all’interno di una scenografia dominata dall’avanzatissima meccanica post – contemporanea. Riuscito il tentativo d’indagine, portato avanti da Nolan, della psiche nello stato di subcoscienza, in un ordito avvincente che lascia sovente col fiato sospeso e fallito, invece, quello di Wiseman.

La destrezza di Colin Farrel e delle due catwoman Kate Beckinsale e Jessica Biel, non sopperisce al disordine contenutistico e visivo del lungometraggio liberamente tratto dal racconto breve Ricordiamo per voi (We Can Remember It For You Wholesale, 1966) di Philip Dick.

Storia di un viaggio controcorrente alla ricerca del proprio ego portata avanti, con poca disinvoltura, da un’individualità inarticolata, che agisce nella quasi completa inconsapevolezza. Un finale dubbio suggella il thriller.

Vedere o non vedere? Questo è il dilemma!

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