Yossi – Ha-Sippur Shel Yossi

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Ohad Knoller alias Yossi

Regia: Eytan Fox
Anno: 2012

Il cardiologo Yossi progetta un periodo di vacanza dal lavoro, ma il suo viaggio si trasforma in un percorso di accettazione di sé grazie all’amore di un giovane soldato.

Ci sono film che nascono con lo scopo di raccontare una storia. E’ un obiettivo legittimo e rispettabile; di pellicole così – talvolta emotivamente coinvolgenti, talora tecnicamente ineccepibili – ne avrete viste a centinaia.

Ci sono poi i film che attraverso il racconto di una bella storia vogliono scattare un’istantanea della società da cui essi sono generati, risultando così delle cartine tornasole che rendono conto degli umori e degli stati d’animo di un particolare momento storico: non necessariamente quello in cui è ambientato il racconto (tempo nel racconto) ma quello in cui il racconto è nato, quello in cui vive il suo autore (tempo del racconto). Opere come queste (qui si parla di film, ma il discorso si può naturalmente estendere a qualsiasi forma di narrazione, dalla letteratura alla drammaturgia) si collocano su un gradino intellettuale ed artistico più elevato, perché ci dicono qualcosa sul mondo in cui viviamo.

C’è poi una terza categoria di opere: quelle che riescono a immortalare il cambiamento tra due momenti storici distinti. Non mi riferisco all’uso del flashback che mostra come fosse una situazione prima rispetto a come sia ora: parlo di quelle opere in cui passato e presente convivono e si confrontano direttamente sotto lo sguardo dello spettatore.

Yossi appartiene a questa categoria.

Dopo aver raccontato diversi aspetti della società israeliana, il regista Eytan Fox (The bubble, Walk on water) riprende in mano uno dei due protagonisti di Yossi & Jagger (2002) per raccontarcene la vita dieci anni dopo l’epilogo di quel film.

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Lior Ashkenazi e Ohad Knoller

L’intento di Fox non è solo quello di continuare una storia iniziata con Yossi & Jagger e anticipata nei temi da quel Time off del 1994 che, sebbene presentasse altri personaggi, ne costituisce un prequel ideologico, bensì quello molto più ambizioso di parlare dei mutamenti della società avvenuti in Israele negli ultimi quindici anni in relazione alle tematiche che a lui sono care: la vita nell’esercito e l’omosessualità.

Già, perché il trentaquattrenne Yossi, sempre interpretato dall’attore-feticcio di Fox, Ohad Knoller (già protagonista di The bubble e, ovviamente, di Yossi & Jagger, ma anche di Munich di Steven Spielberg), è omosessuale e questa condizione è per lui ancora un problema. Dico “ancora” perché nel prequel i due amanti, Yossi e Jagger, vivevano la propria relazione in modi opposti: il primo, ufficiale dell’esercito, ansiosamente e sempre timoroso che qualcuno potesse scoprirli (non tollerava nemmeno che Jagger rischiasse di farsi sentire mentre intonava canzoni troppo melodiche); il secondo, militare di leva, in modo spensierato e programmando un futuro insieme. Se a posteriori risulta significativo che sia Jagger a morire alla fine del film, simbolo del fatto che la società israeliana non era ancora pronta ad accettare una dichiarata omosessualità all’interno dell’esercito, il senso del nuovo film di Fox sta proprio nell’indagare se e come le cose siano cambiate.

Ecco allora che nell’ultimo capitolo di questa anomala trilogia il dottor Yossi Gutmann viene a patti con il proprio passato e con la propria auto-accettazione. La prima parte del film è infatti pervasa da un senso di claustrofobia che ricorda il tono dominante di Yossi & Jagger: molti interni, stanze piccole, ambienti bui, illuminazioni artificiali. In questo contesto però Yossi riesce finalmente ad elaborare il lutto per la perdita dell’antico amore attraverso un colloquio chiarificatore con i genitori del compagno, ignari di tutto. Una scelta discutibile, ma rispondente all’esigenza di Yossi di essere onesto fino in fondo con sé stesso e con Jagger, a cui solo nel momento della morte aveva detto di amarlo.

A questo punto il film “esce allo scoperto” come il suo protagonista: Yossi parte per un viaggio verso la regione del Sinai e la fotografia si fa più calda, gli ambienti esterni recuperano il loro svantaggio iconografico e anche i movimenti di macchina diventano più ariosi.

Non si pensi tuttavia che una semplice dichiarazione risolva tutto: il cambiamento di tono e di prospettive c’è ed è notevole, ma non è improvviso né privo di chiaroscuri.

Lungo la strada Yossi incontra un gruppo di giovani militari che hanno perso l’autobus e si offre di dar loro un passaggio fino all’hotel dove devono soggiornare. Convinto dai ragazzi (in particolare da Tom, apertamente gay) accetta di fermarsi qualche giorno nello stesso albergo. Inizia così il confronto tra due modi di vivere la propria identità sessuale: quello di Yossi, ancora restìo a lasciarsi andare del tutto e incredulo del fatto che un bellissimo ragazzo come Tom possa provare attrazione per lui, e quello del giovane militare, che non ha problemi nemmeno all’interno dell’esercito, dove tutti sono a conoscenza della sua omosessualità.

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Yossi in macchina con i soldati. Dietro, Tom.

Ripercorrendo la trilogia, possiamo leggere nei film di Fox come negli anni ’90 (Time off) l’omosessualità nell’esercito fosse un grande tabù e non potesse essere vissuta; all’inizio del nuovo millennio (Yossi & Jagger) essa poteva sì essere vissuta, ma ancora in modo problematico, mentre in questa nuova decade (Yossi) non rappresenta più un problema.

Se però Time off e Yossi & Jagger appartengono alla seconda categoria di film di cui ho parlato, Yossi rientra invece nella terza: qui stanno uno di fronte all’altro non solo due modelli di vita ma anche due situazioni storiche. Il personaggio di Yossi rappresenta l’omosessualità problematica di inizio millennio, mentre Tom è l’omosessualità pubblica del decennio successivo, nonché la realizzazione di ciò che avrebbe voluto Jagger: la libertà di essere sé stessi.

Grazie alla storia con Tom, Yossi riuscirà finalmente a concepire progetti per un futuro di coppia: la nuova generazione spinge la precedente ad accettarsi e a proiettarsi verso il domani.

Battaglie, lotte, leggi, all’interno e al di fuori dell’esercito: Yossi riflette non soltanto un momento storico, ma un vero e proprio mutamento sociale avvenuto in Israele in questi anni.

Da vedere.

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Alessandro Guatti
Laureato in "Storia e critica del cinema" al DAMS di Bologna e specializzatosi nella stessa Università in "Cinema, televisione e produzione multimediale", delinea la sua attività professionale nell'ambito del videomaking e della critica cinematografica. In qualità di critico cinematografico, dopo aver scritto per "Il Melegnanese" e "Microonde", è ora redattore e supervisore di Cinemacritico.it, prosegue con la rubrica di videorecensioni "Scelto per voi" da lui ideata per la webtv di Melegnano (www.melegnano.tv) e pubblica articoli e recensioni di film, serie tv, libri e spettacoli teatrali sul suo blog (www.myplaceintheweb.wordpress.com). Come regista ha realizzato il video con Valentina Cortese "Magnificat", uno spettacolo di poesia e musica su testi di Alda Merini. Oltre a realizzare riprese e montaggi di video di varia natura, si sta specializzando in prodotti fortemente legati all'ambito musicale: un documentario sul Primo Corso Internazionale di Musica Antica tenuto a Tel Aviv nel 2010, alcuni videoclip (è il regista ufficiale dei video dell’ensemble Polypop e ha collaborato con il James Thompson Project), promo e video di spettacoli e concerti. Diversi suoi lavori sono visibili sul suo canale youtube, "Alessandro Guatti” e sull'omonimo canale Vimeo.