In Treatment

In Treatment

Regia: Saverio Costanzo
Anno: 2013

In Treatment risponde alla domanda che prima o poi tutti si fanno, chi con sincera curiosità, chi con un po’ di scetticismo: che cosa succede nello studio di uno psicoanalista?

L’istinto di scandagliare le profondità della psiche umana, nonché un certo grado di voyeurismo, trovano soddisfazione in questa nuova serie televisiva in onda su Sky Cinema 1 dal 1° aprile 2013 e tratta dall’omonima serie americana della HBO. Il format originale arriva niente meno che dall’Israele con il titolo BeTipul, ideato da Hagai Levi nel 2005, anche co-produttore della versione d’oltre oceano.

L’adattamento italiano di Saverio Costanzo (ricordiamolo alla regia de La solitudine dei numeri primi del 2010, tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Giordano, vincitore del Premio Strega 2008)  mantiene fede all’originale sia per struttura che per trama: 5 storie. 5 segreti, recita il claim della serie in maniera lapidaria. E nessun motto potrebbe essere più azzeccato per riassumerne il contenuto: sono cinque i protagonisti e sono cinque le storie raccontate, i segreti più o meno inconfessabili, le vite sospese, esaminate alla lente di ingrandimento dello psicologo. Ma anche cinque sono i giorni in cui queste storie si consumano, rispettando i tempi, gli spazi e le strutture di una seduta analitica in diretta.

A fare da collante nella frammentarietà di tutte queste nevrosi è Giovanni Mari (Sergio Castellitto, di recente alla regia di Venuto al mondo, 2012, tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini).
Giovanni è un uomo come tanti, è sposato (non felicemente), ha due figli ed è nel bel mezzo della più classica delle crisi di mezza età. Il rapporto con la moglie Eleonora (Valeria Golino, attualmente nelle sale in veste di regista con Miele) sta andando alla deriva tra tradimenti consumati e tradimenti desiderati, e i figli ripudiano la figura paterna come solo gli adolescenti sanno fare.

Ma Giovanni è anche il Dottor Mari, uno psicoterapeuta, uno dei migliori in circolazione e la sua attività professionale è talmente invadente che il Mari psicologo si mescola al Giovanni uomo. Il confine tra le due sfere diventa sempre più labile con il passare delle settimane: il suo lato asettico e distaccato sfuma nella vita familiare, mentre la parte umana e passionale prorompe nella dimensione lavorativa, creando disagi che facilmente possiamo immaginare.

Tra una crisi interiore e una lite domestica, la settimana del Dott. Mari è scandita da cinque appuntamenti fissi.
Al lunedì c’è Sara (Kasia Smutniak, a marzo nelle sale insieme a Claudio Bisio in Benvenuto Presidente di Riccardo Milani), giovane donna sulla trentina, bella e ovviamente dannata, intelligente e fragile in modo disarmante. La sua vita è contraddistinta da rapporti sentimentali disfunzionali: vuole solo chi non può avere e cerca la salvezza negli uomini sbagliati.

Il martedì è il turno di Dario (Guido Caprino, già insieme a Castellitto ne Il regista di matrimoni di Marco Bellocchio, 2005), agente di polizia sotto copertura coinvolto in una strage mafiosa. Uomo arrogante, prevaricatore, continuamente in cerca di sfide. Sente il bisogno di provocare e mettere alla prova chiunque gli stia attorno, compreso il suo analista.

Ogni mercoledì c’è Alice (Irene Casagrande), giovane promessa della danza. E’ una ragazzina, ma i suoi pensieri e le sue preoccupazioni sono già quelli di una donna adulta. E’ in cura perché non ha saputo reggere lo stress di dover essere più matura di quanto la sua età richiedesse.

Il giovedì è riservato a Lea (Barbora Bobulova protagonista di Cuore Sacro di Ferzan Ozpetek, 2005) e Piero (Adriano Giannini, attore di fama internazionale, ha partecipato a Ocean’s Twelve di Steven Soderbergh, 2004 e a Il principe del deserto di Jean Jaques Annaud, 2012). I due rappresentano la tipica coppia scoppiata. Le loro divergenze si manifestano su argomenti importanti, quanto su questioni assolutamente futili. Lui geloso e insicuro, lei insofferente e in cerca di attenzioni esterne al matrimonio.

Infine, al venerdì c’è Anna (Licia Maglietta, protagonista di Pane e Tulipani di Silvio Soldini, 1999). Anna è la terapeuta di Giovanni, il deus ex machina, colei che tutto vede e tutto può. Donna forte e diretta, il suo compito è quello di trasformare il Dott. Mari in un essere umano come tutti gli altri, facendo emergere le sue debolezze e i suoi errori.

Al termine della settimana Mari sembra diventare un quadro di Pollock: ognuno dei personaggi ha dato la sua personale pennellata, ha caricato il Dottore di qualche aspettativa, di significati diversi, di un senso privato. Giovanni è salvatore, carnefice, vittima, bersaglio, padre, figlio, amante, Dio…e quanto può essere difficile cercare di mantenere addosso tutte queste maschere, quando in realtà non sei nessuna di queste persone, lo possiamo sapere solo noi (e forse in parte Anna) che osserviamo Giovanni dalla posizione privilegiata di spettatori, di guardoni.

Il pregio, ma allo stesso tempo il possibile tallone d’Achille di In Treatment, risiede nell’aver voluto porre l’obiettivo su una figura professionale che non può più essere ignorata nella società moderna, ma che ancora continua a suscitare una certa resistenza nei non addetti ai lavori: lo psicoterapeuta, appunto.

La capacità di umanizzare una figura che per naturale conformazione risulta solitamente fredda e distaccata, provoca una profonda immedesimazione da parte del pubblico. D’altro canto un vero psicologo si metterebbe le mani nei capelli vedendo quali e quanti comportamenti poco professionali si attribuiscono alla categoria. Ma la fiction, per sua stessa definizione, ammette licenze poetiche più o meno ampie…

Il vero colpo di genio di In Treatment però, consiste nella sua struttura cadenzata: non ci sono obblighi di frequenza, lo spettatore è libero di spiare il suo personaggio preferito, una volta a settimana, senza dover seguire ogni seduta. Ma la psicologia è avvincente e difficilmente non si cade nella trappola ben congegnata dagli sceneggiatori: con un effetto domino ogni paziente si collega all’altro per parole, azioni, e psicosi comuni. E il Dottore assorbe come una spugna tutte le diverse esperienze, rilasciandole il venerdì, il giorno in cui lui diventa paziente e si libera dei mostri degli altri.

Esperimento decisamente coraggioso per la televisione italiana (prossimamente sarà trasmesso su La7), ma ben riuscito e originale. Non mi sentirei di consigliarlo agli amanti dell’azione, ma chi predilige le trappole mentali e la narrazione verbosa può trovare pane per i propri denti…e poi si sa, la lingua ferisce più della spada.