I CARE A LOT – Recensione del film di J Blakeson

I care a lot

Regia: J Blakeson
Anno: 2020

L’arte dell’inganno al femminile raggiunge i suoi massimi livelli in questo thriller dalle marcate sfumature comiche scritto e diretto da J Blakeson già sceneggiatore e regista di pellicole al cardio palma come “The Disappearance of Alice Creed” (La scomparsa di Alice Creed).

Il ruolo principale è interpretato dalla divina Rosamund Pike, la quale si è recentemente aggiudicata anche il Golden Globe, il terzo, come miglior attrice di commedia o musical proprio per la sua magistrale interpretazione in questo film, nel quale riesce a destreggiarsi abilmente tra espressioni di seduzione, ironia, crollo di nervi, sicurezza di sé, sempre con il consueto charme.

Il film racconta di come Marla Grayson, un’abile e affascinante donna, con l’aiuto della sua compagna di lavoro e di vita Fran, riesce a creare una fitta e proficua rete di truffe ai danni di centinaia di anziani, fatta di accordi ignobili con medici e cliniche disposti a certificare l’infermità mentale dei propri pazienti costringendoli ad un ricovero forzato e alla custodia tutelare affidata proprio a lei, che divenendo gestore dei loro beni, in realtà se ne appropria del tutto, prosciugando fino all’ultimo centesimo.

Tutto scorre perfettamente, gli affari vanno a gonfie vele, lei stessa è sempre perfetta e impeccabile, nei suoi abiti eleganti e femminili, con il suo caschetto biondo platino senza mai un capello fuori posto. Finché un giorno, quella che all’apparenza sembra l’ennesima vittima innocente senza parenti prossimi, nonché la superlativa attrice pluripremiata Dianne West, si rivela invece essere la madre di un potentissimo boss latitante legato alla criminalità russa, interpretato da Peter Dinklage, il quale farà di tutto per liberarla.
Ora il pubblico probabilmente si dividerà.

Ci sarà chi spererà nel trionfo della femme fatale senza scrupoli, che dimostra di essere una leonessa, come lei stessa si definisce nel suo monologo di apertura “I’m not a lamb,i’m a fucking lioness”, mostrando di non avere paura di niente e di nessuno, nemmeno della morte e di saper abbattere ogni ostacolo che si frapponga tra lei e le sue ambizioni di ricchezza. E ci sarà invece chi farà il tifo per il malavitoso Roman Lunyov, un po’ perché ci ricorda il tanto amato personaggio de “Il Trono di Spade” Tyrion Lannister, e un po’ perchè immedesimandoci nei suoi panni sarebbe assurdo che qualcuno ci togliesse nostra madre senza possibilità di vederla o riaverla indietro. E diciamoci la verità anche perché i suoi tentativi, pianificati e attuati con l’aiuto dei suoi maldestri scagnozzi, sono talmente goffi e poco convincenti da risultare quasi teneri, se pensiamo al ruolo che invece ricopre e a come sarebbe potuta andare la vicenda nella vita reale.

Chi vincerà lo scontro tra queste due figure all’apparenza così diverse tra loro ma in realtà così simili da avvicinarsi, se non sovrapporsi, lo saprete soltanto guardando il film attualmente disponibile sulla piattaforma di Amazon Prime Video, ma in ogni caso sarà senza dubbio una battaglia all’ultimo sangue.

Quello che purtroppo non finirà dopo le circa 2 ore di pellicola, è la problematica espressa.
Poiché dietro al fascino iconico e all’ironia spietata di Marla si nascondono tantissimi tutori senza morale e ben organizzati che, approfittando della solitudine e dell’ingenuità di molte persone anziane, finiscono con l’espropriare queste ultime di tutti i loro beni o semplicemente delle loro modeste pensioni o risparmi, lasciandoli a marcire in strutture nelle quali vengono trattati come animali, senza nessuna cura, privandoli della possibilità di effettuare chiamate e negandogli i più elementari diritti umani.

Lo stesso regista durante un’intervista ha dichiarato che l’idea del film è effettivamente nata dalla conoscenza di informazioni ed eventi realmente accaduti, il che non guasta a dare credibilità ad un film interessante e dal finale tutt’altro che scontato.