Vicini del terzo tipo

Regia: Akiva Shaffer
Anno: 2012

Attenti alieni! I quattro vigilantes del quartiere sono arrivati, e hanno anche una bellissima uniforme.

Evan, Ben Stiller (I Tanenbaum, Wes Anderson, 2001; Una notte al museo, Shawn Levy, 2006), è un uomo umile e serio, plasmato da una sfilza di piccoli successi che lo hanno trasformato nel proprietario di un grande magazzino nella città di Glenview, Ohio.
Qui trascorre una vita serena accanto alla moglie Abby, interpretata da Rosemarie DeWitt (Rachel sta per sposarsi, Jonathan Demme, 2008; Afterschool, Antonio Campos, 2008), dedicandosi al lavoro e alle attività dei club fondati da lui stesso, fino a quando, una mattina, si reca nel grande magazzino e scopre dagli agenti di polizia che Antonio Guzman (Joe Nunez, già visto in Sette anime di Gabriele Muccino, 2008), un suo dipendente, è stato assassinato la notte prima durante il turno di guardia.
Evan, turbato dall’evento, promette di trovare l’omicida di Antonio Guzman così, un po’ per sensibilizzare i concittadini, un po’ per mania, promuove la fondazione di un nuovo club: i vigilantes del quartiere.
Bob, Franklin e Jamarcus, rispettivamente interpretati da Vince Vaughn (2 single a nozze, David Dobkin, 2005), Jonah Hill (Suxbad – Tre menti sopra il pelo, Greg Mottola, 2007) e Richard Aoyade (IT Crowd, sitcom britannica prodotta da Ash Atalla nel 2006), aderiscono all’iniziativa avvistando nel club un’occasione per evadere dalla quotidianità e divertirsi, ma la squadra ha una mission ben precisa alla quale non si può sottrarre: sorvegliare le strade e proteggere i cittadini.
Tra i quattro si crea subito un’amicizia speciale che li condurrà poco a poco, attraverso situazioni divertenti, a misurarsi con qualcosa di più grande di loro: un’invasione aliena.

Vicini del terzo tipo è un’idea di cinema interessante, una miscela di commedia e fantascienza realizzata con effetti speciali professionali. La messa in scena, però, convince poco già dalle prime sequenze, ne risulta così un prodotto sprecato e malriuscito.
Dando un’occhiata al background di questo film, una sceneggiatura scritta a sei mani (per una commedia commerciale così? Perché mai?), si ha già la sensazione che il risultato sia un po’ coatto.
La formula per una commedia in salsa USA ci sarebbe: idee divertenti, attori in gamba, tra cui due Frat Pack, il gruppo di comici più famoso di Hollywood e un regista che di comicità se ne intende, grazie all’esperienza maturata al Saturday Night Live, famosissimo show trasmesso da NBC.
Mancano le risate. Gli sketch, spesso un po’ volgari, strappano a fatica qualche sorriso, a tal punto da inoculare nello spettatore la certezza di essere davanti ad un film americano ma di genere dubbio.
Le scene fantascientifiche, così come quelle horror, sono parte integrante del film e catturano l’attenzione più di tutto il resto, tanto da dominare la seconda parte della pellicola, fondamentale per dispensare ritmo e azione.
Le sequenze con gli alieni risultano abbastanza coinvolgenti e accurate ma non bastano a sollevare la qualità di un film scadente come questo. Le musiche sono buone ma troppo televisive, il montaggio è decente ma poteva essere migliore, le scenografie da dimenticare.
Il peggio è riuscito grazie ad una fotografia da compattina a 16 megapixel, che regala allo spettatore orribili riprese a telecamera fissa, in particolare quelle in notturna – la maggior parte.

Il cast artistico lavora bene animando i personaggi con facilità ed esperienza, purtroppo le battute sanno di vecchio e le situazioni comiche a sfondo sessuale hanno davvero stufato, soprattutto se messe in scena in modo così mediocre. Notevole la prova di Richard Aoyade immerso in un ruolo dai tratti un po’ lynchani, simpatico il cameo di R. Lee Ermey (Full Metal Jacket, Stanley Kubrick, 1987) .
Qualche scatto brillante c’è ma è troppo poco per paragonarsi a film come L’alba dei morti dementi (2004) e Hot Fuzz (2007), entrambi di Edgar Wright, in cui la demenzialità è in perfetto equilibrio con le scene action o gore.
Vicini del terzo tipo è il prodotto perfetto per farsi qualche risata in salsa McDonald a cervello spento, peccato: le intenzioni erano buone.

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