Venuto al mondo

Regia: Sergio Castellitto
Anno: 2012

Diego (Emile Hirsch) e Gemma (Penelope Cruz) sono due giovani ragazzi, belli e liberi. Si conoscono in Bosnia. Lei è italiana e sta facendo una tesi su Andric, lui è americano e fa il fotografo free-lance. Si innamorano perdutamente, come è possibile solo da giovani e da liberi. Cominciano una vita insieme, un po’ bohemienne, in Italia. Presto nasce il desiderio di un figlio. Ma il figlio non arriva. Non può arrivare: lei è sterile. Il dramma tutto umano ha inizio.

Si incrocerà con la storia, che non è solo personale, ma è la tragedia collettiva della guerra nei Balcani degli anni ’90 e delle stragi di Sarajevo. Diego e Gemma la condividono con alcuni amici bosniaci incontrati ai tempi della felicità. Su tutti spicca Gojko (Adnan Haskovic), il centro della comunità di persone e amici di Diego e Gemma laggiù. Sarà lo stesso Gojko a suggerire una soluzione alla mutilazione sofferente di Gemma. Un figlio si può avere anche in modo non convenzionale.

Entra in gioco Aska (Saadet Aksoy), amica di Gojko, una giovane e bellissima donna bosniaca, che ama i Nirvana e vuole fare la musicista. Aska si presta a prestare la sua fecondità ai due amici. Ma le cose si complicano, perchè il dramma si intensifica con il precipitare della tragedia bellica. La storia umana e collettiva condurrà i protagonisti in un intreccio feroce che li legherà per sempre, in una sorte unica ed irriducibile.

Un figlio nascerà, in un angolo buio di Sarajevo. Si chiamerà Pietro (Pietro Castellitto). Gemma lo porterà in Italia, da sola. Ad accoglierla troverà un carabiniere delle forze di pace, Giuliano (S. Castellitto). Si sposeranno e Pietro crescerà italiano. Dopo 16 anni, un viaggio in Bosnia svelerà a Gemma, accompagnata da Pietro, l’atroce verità sulla nascita di questo figlio, venuto al mondo nell’inferno.

Il film è tratto dal romanzo omonimo di Margaret Mazzantini (moglie di Castellitto e madre di Pietro). La ditta Castellitto-Mazzantini, alla seconda esperienza cinematrografica dopo Non ti muovere (2004) – sempre tratto dall’opera omonima della Mazzantini – realizza un film intenso, con pregi culturali e difetti stilistici. Una storia potente, che non rischia il banale, sostiene la trama (filmica e letteraria) in un gioco narrativo ben costruito fra passato e presente, che si alternano e integrano nel dipanare il senso del racconto.

Ma il merito è culturale: il film riporta senza sconti la nostra memoria, censurata e rimossa, al dramma di Sarajevo, agli stupri etnici, alla rovina umana consumata nel cuore dell’Europa, sotto gli occhi increduli e le bombe aree dell’occidente. Il cinema italiano raramente si spinge oltre il giardinetto di casa. “Venuto al mondo”, pur trattando una vicenda molto umana (e femminile) alza lo sguardo e va oltre.

La regia di Castellitto cede in alcune sequenze alla sottolineatura del tragico: urla un po’ lunatiche e disperazioni calcate appaiono ridondanti in un storia che contiene in sè tutti gli elementi di un dramma esistenziale e storico (forse anche troppi), e che quindi non ha bisogno di enfasi, piuttosto di asciugatura.

Tutti bravi gli interpreti; ma il film vive sull’immensa prova di Penelope Cruz, protagonista indiscussa della scena. Già nel ruolo di Italia in Non ti muovere la Cruz ha raggiunto vette di rara poesia; alla sua seconda volta l’attrice spagnola dimostra quindi una sicura sintonia con Castellitto: “Venuto al mondo” è soprattutto la sua struggente interpretazione. Da vedere.

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