Spectre

007Regia: Sam Mendes
Anno: 2015

Film numero 24 di 007 e quarto capitolo della saga con Daniel Craig nei panni della spia britannica, che da Casino Royale (2006) in poi ha rinnovato l’immagine dell’agente con licenza d’uccidere, rendendolo più reale, umano e decisamente più vulnerabile.

In questo episodio, ancora diretto da Sam Mendes come il precedente Skyfall (2012), Bond deve scoprire i misteri che si celano dietro l’organizzazione Spectre, con spericolati inseguimenti e duelli tra Messico e Alpi austriache fino al deserto del Marocco, con tappa intermedia a Roma.

Nel precedente film si era perso un personaggio fondamentale, la M interpretata da Judi Dench, morta in uno scontro finale nelle highland scozzesi, ed ora Bond è orfano di una figura iconica, la sua guida, la donna che sapeva reggerne le redini, quasi una madre che conosceva forze e debolezze del figlio. Questa volta si deve misurare, suo malgrado, col recupero della figura paterna: è la stessa M in un videomessaggio postumo a dare le informazioni necessarie per la nuova missione segreta, che spinge Bond ad affrontare fantasmi del passato, dai cattivi di turno alla donna che aveva fatto fatalmente breccia nel suo cuore, la Vesper (Eva Green) di Casino Royale, lasciando però in lui un vuoto tuttora insanato, perchè in quel film moriva tragicamente davanti ad un inerme Bond, ancora afflitto dal senso di colpa.

È dunque la morte che si profila come leitmotiv nella vita di J007_2ames e Spectre si apre proprio con magnifiche sequenze, pare le più costose nella storia della saga, girate a Città del Messico durante il Dia de los muertos con parate di maschere e carri, tra le quali lo stesso Bond si aggira indossando, non a caso, la maschera di un teschio. A seguire una vertigionosa lotta con un criminale italiano su di un elicottero che volteggia pericolosamente sulla folla di piazza Zocalo, quasi una danza macabra di grande virtuosismo tecnico nelle serratissime riprese.

La morte del criminale porta Bond a Roma dalla vedova (Monica Bellucci), che, facilmente sedotta dal prestante agente, svela come poter entrare nella misteriosa organizzazione Spectre, dove 007 scoprirà una setta guidata da Franz Oberhauser (Christoph Waltz), artefice di attentati e traffici illegali. Nello sviluppo della storia verranno a galla diverse verità: alcuni dei passati nemici di Bond, come Le Chiffre e Silva, erano affiliati all’organizzazione Spectre e l’inquietante Oberhauser si profila come una tentacolare ombra con più di un contatto con la vita di James. Sarà lui infatti il personaggio-chiave che farà riaffiorare in Bond vecchi ricordi, amori e lagami affettivi, che risalgono alla sua infanzia di orfano, cresciuto da un uomo che si è preso cura di lui fino alla sua tragica scomparsa.

La confezione del film è elegantissima, le inquadrature suggestive, tecnicamente perfette e girate con ambizioni autorali. Se però la prima parte della pellicola coinvolge tanto per le immagini spettacolari quanto per la storia, man mano che il film procede si fanno più vistose le forzature e i buchi di sceneggiatura. Non che Sam Mendes lasci allo spettatore il tempo di annoiarsi; l’azione non manca mai e le situazioni si susseguono incalzanti lungo tutte le due ore e mezza del film, ma cala l’attenzione per il lato umano di James, la sua vulnerabilità e fragilità psicologica, che erano le peculiarità dei precedenti tre film con Craig protagonista, specie di Skyfall.

007_3Qui Bond torna ad essere prevalentemente uomo d’azione che non fallisce mai e lo scavo nel suo passato, che dovrebbe chiarire il suo presente, non convince del tutto. Manca anche un villain dello spessore del Silva di Skyfall, dipinto da un eccellente Javier Bardem; in Spectre nei panni del malvagio troviamo il due volte premio Oscar Christoph Waltz (Bastardi senza gloria, Django unchained), che tuttavia non riesce ad essere così magnetico e memorabile nella sua insana cattiveria. La scena della tentata lobotomia di Bond, che lo vede protagonista di crudeltà, non crea la sadica tensione che avrebbe dovuto e che l’algida ambientazione luminosa e asettica lasciava presagire. E così anche Waltz rischia di perdersi nel clichè del cattivo.

Resta intatto lo charme virile e un po’ rude di Daniel Craig (MunichMillennium – Uomini che odiano le donne, Skyfall), sguardo di ghiaccio e spericolato negli inseguimenti e nelle lotte, quasi sempre senza controfigure. Nel cast i già collaudati Ralph Fiennes (Red dragon, Grand Budapest Hotel) e Ben Whishaw (Ritorno a Brideshead, Bright star) partecipano più attivamente all’azione di questo episodio, mentre la new entry, non particolarmente azzeccata, Léa Seydoux (La vita di Adèle) veste i panni della psicologa Madeleine Swann, nome che è un omaggio a Proust. La giovane Bond girl accompagna infatti 007 alla ricerca del suo tempo perduto e, con la passione che inevitabilmente s’accende tra i due, potrebbe sanare il vuoto affettivo in James: nell’ultima scena del film partono insieme sulla vecchia Aston Martin verso un’ignota meta. Sullo schermo, tuttavia, poco traspare dell’alchimia tra i due attori. La tanto pubblicizzata partecipazione della Bellucci come Bond girl più matura di tutta la saga si riduce ad una manciata di pochi minuti e pare riprodurre sullo schermo nient’altro che l’icona di se stessa.

Sam Mendes (American beautyEra mio padre, Revolutionary road) dirige con mano sicura, ma compie un passo indietro rispetto a Skyfall, forse inevitabile tanto alti erano i livelli in quel caso per un film d’azione, e se proprio si vuole infierire, qui manca anche quella straordinaria sequenza dei titoli di testa con la voce di Adele che cantava la bellissima canzone omonima del film.

Spectre è insomma un buon film di grande intrattenimento, che, se non rilancia la rinnovata figura di James Bond, lascia quantomeno aperta la strada per i prossimi episodi con uno 007 forse riconciliato col proprio passato e con gli strappi al cuore ricuciti.