La schiuma dei giorni – Mood Indigo

La schiuma dei giorni TautouRegia: Michel Gondry
Anno: 2013

Sarà che la vita di un film che proviene da un libro, in Francia poi così celebre, è sempre più dura, ma le previsioni di La schiuma dei giorni (L’écume des jours), uscito nelle sale francesi il 24 aprile,  erano di gran lunga più positive.
Nonostante la grande campagna promozionale (il primo dei due teaser è stato lanciato a gennaio) e l’ingente somma di denaro spesa per la sua entrata trionfale (20 milioni di euro),  il film ha infatti deluso la fiducia del pubblico. E soprattutto dei botteghini : 391 386 spettatori hanno visto il film la prima settimana, contro le 2 064 740 persone che hanno preferito Iron Man 3.

Come il best seller omonimo da cui è tratto, basta un minuto per essere subito trasportati nel mondo  irreale  di Boris Vian. Basta una mattina come tante di Colin (Roman Duris): il taglio degli occhi a prima mattina, il topo-uomo che fa da maggiordomo, le stravaganti invenzioni, le ricette animate del suo cuoco tuttofare.

La vita di Colin è tutta così, dedicata all’ozio e alle sue originali creazioni, fin quando non conosce, quasi per capriccio,  Chloé (Audrey Tautou): incarnazione dell’amore e della musa di Duke Ellington.

Torna così, dopo 11 anni, la coppia de L’Appartamento spagnolo, (L’Auberge espagnole, 2002, Cédric Klapisch), questa volta ad affrontare problemi più gravi rispetto al rapporto a distanza causa Erasmus.

Dopo il matrimonio, infatti, Chloé si ammala e da quel punto in poi inizia il declino: tutto quello che prima era musica felice, bolle di sapone, balli con gambe allungate, diventa oscuro e umido. La vita dei personaggi, non solo della coppia, è in tremenda discesa e tutto nel loro mondo sembra seguirli. Emblematica è la casa di Chloé: si riempe di ragnatele e muschio fino a diventare un buco, il lato oscuro della loro vita inghiotte i personaggi.

Come per gli innamorati, anche per gli altri personaggi la vita non è semplice : Chick (Gad Elmaleh) cade in un vortice di droghe fino ad impazzire per il suo lavoro, interessante scena che ci ricorda Tempi moderni (1936, Chaplin). Questa volta pero’ é la vittima del lavoro che sceglie di velocizzare il procedimento delle macchine (fino a  causare la morte di tutti i dipendenti). Il lavoro, nel mondo di Vian, non nobilita sicuramente lo spirito delle persone, ruolo della musica, dei libri, del cibo e dell’amore.

Omar Sy (Nicolas), invece, destinato ad interpretare l’amico fedele e il don giovanni,  rimane il personaggio positivo, l’angelo custode, nonostante le sventure. L’unica cosa che incide su lui é il tempo (l’invecchiamento precoce quando arrivano i tempi duri).

E sembra riecheggiare la frase del libro di Vian: «Les gens ne changent pas. Ce sont les choses qui changent».  (Le persone non cambiano. Sono le cose che cambiano.)

In questo mondo schiumoso e ricco di simboli, tutto segue l’animo dei personaggi, in una Parigi che vive tra antico e futuro, dove i vecchi vinili di Ellington incontrano la musica dei giovani The Lumineers.

Di sicuro, Gondry, con la sua vivace fantasia ha ben saputo rendere il mondo fantastico e difficilmente riproducibile di Borsi Vian.  D’altronde, aveva già avuto modo di esplorare il mondo onirico attraverso L’arte del sogno  (La Science des rêves, 2006) e di mettere a fuoco la psicologia umana con la sceneggiatura di  Se mi lasci ti cancello  (pessima traduzione dell’originale Eternal Sunshine of the Spotless Mind, 2004), nonché sfoderare le sue abilità con i vari spot e video musicali (il suo spot Drugstore della Levi’s del 1994 si aggiudica un Leone d’oro al Festival internazionale della pubblicità di Cannes).

La sua fantasia è stata probabilmente un’arma a doppio taglio per il successo (mancato) del film, che, se da un lato fa sognare ad occhi aperti, dall’altro impone che siano spalancati se non si vuol rischiare di perdersi tra i dettagli, i doppi sensi e le animazioni. Un film eccessivamente saturo, che forse per essere colto nella sua interezza, andrebbe visto due volte.

La mattina del 23 giugno del 1959 Boris Vian muore d’infarto, al Cinema Marbeuf, cinque minuti dopo l’inizio della versione cinematografica del suo romanzo J’irai cracher sur vos tombes.
In attesa di vederlo nelle sale italiane, ci si chiede cosa avrebbe pensato di Mood Indigo.