Monk

Monk

Ideatore: Andy Breckman
Anno: 2002-2009

Quando intelligenza e stranezza culminano nella stravagante genialità di un personaggio che racchiude in sé la pura essenza dell’antieroe.

Proprio così, perché Adrian Monk personifica l’esasperazione di tutte quelle piccole e grandi paure del vivere quotidiano che ha, come estrema conseguenza, un’emarginazione sociale, comunque capace di suscitare affetto e ilarità nello spettatore. Infatti, una volta entrati nella psicologia del personaggio, non si potrà fare a meno di portare con sé il simpatico ricordo di questo buffo investigatore privato.

La serie narra le vicende del detective Adrian Monk. E’ Tony Shalhoub (co-produttore della serie) che, proprio grazie a questo ruolo, ha vinto per ben tre volte consecutive l’Emmy Award (oscar per la televisione statunitense) e che ha recitato in titoli come La Famiglia Addams II (Barry Sonnenfeld, 1993), Man in Black I e II (Barry Sonnenfeld, 1997 e 2002), Attacco al potere (Edward Zwick, 1998) ed I Tredici Spettri (Steve Beck, 2001). Senza contare le innumerevoli partecipazioni alle più famose serie tv americane, da X-File, a Frasier  e ad Ally McBeal.

In seguito alla prematura scomparsa della moglie Trudy, avvenuta per colpa dell’esplosione di una bomba, il detective Monk  vede drasticamente aggravare la propria condizione psicologica caratterizzata da svariati disturbi ossessivo-compulsivi. Ne conseguono la sospensione dal servizio ed un ulteriore peggioramento del suo invalidante malessere esistenziale.

Grazie all’intervento del collega ed amico, il capitano Leland Stottlemeyer (Ted Levine, interprete de Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme, 1991, nel ruolo di Buffalo Bill), Monk riesce ad ottenere un lavoro nella polizia come collaboratore esterno, in relazione ai casi più intricati e complessi. Tutto ciò serve a dare ad Adrian la spinta necessaria a superare i propri limiti, grazie anche al supporto costante dei suoi psichiatri Charles Kroger (Stanley Kamel, stagioni 1-6) e Neven Bell (Héctor Elizondo, stagioni 7-8), e soprattutto della sue assistenti Sharona Fleming (Bitty Schram, stagioni 1-3) e Natalie Teeger (Traylor Howard, stagioni 3-8).

Queste ultime, infatti, ricoprono una figura chiave all’interno della storia in quanto capaci di motivare e, quando serve, forzare il detective Monk a compiere delle semplici azioni (come ad esempio attraversare una pozzanghera di fango oppure toccare un oggetto sporco) che purtroppo le sue patologie (quali agorafobia, acrofobia, emofobia, galattofobia, claustrofobia ed addirittura la paura dei bambini, solo per citarne una minima parte) non gli consentono di svolgere.

Senza contare il loro principale ed importantissimo ruolo di dispensatrici di salviettine igienizzanti con cui il nostro protagonista è obbligato a pulirsi ogni qual volta si trovi a dover stringere una mano (altra caratteristica decisamente comica di questo stravagante personaggio, ovvero la fobia del contatto umano) o gli capiti di toccare qualcosa che non sia asettico.

Questa, appunto, è la patologia regina nel vasto quadro fobico di Monk, ovvero la misofobia (dal greco mysos, sporco e phobos, paura), la sua micidiale ed assolutamente insuperabile ossessione per i germi. Se infatti per Dexter Morgan (protagonista dell’omonima serie tv statunitense ideata da James Manos Jr e prodotta da Showtime) si parla di un Oscuro Passeggero, per il nostro caro Adrian Monk si può tranquillamente parlare di uno Sporco Passeggero. Ma la fobia più bizzarra è sicuramente quella legata alla sua nascita, che Adrian ricorda come un giorno bruttissimo. Da ciò deriva la sua paura per le persone nude, che, come lui stesso afferma, è la prima della lista.

Dotato di un’intelligenza e di uno spirito d’osservazione fuori dal comune, nonché di una formidabile memoria fotografica, l’ispettore privato Adrian Monk risolve uno dopo l’altro qualsiasi caso gli venga affidato, analizzando le scene del crimine con una caratteristica postura delle mani che utilizza per concentrarsi ma che al contempo lo rende buffo, facendolo sembrare, a detta degli altri, un tipo assolutamente strambo.

Questa sua particolare attitudine ad essere impacciato non può non riportarci alla memoria la leggendaria figura del tenente Colombo (famosa serie tv poliziesca statunitense ideata da Richard Lewinson e William Link, e magistralmente interpretata dal compianto Peter Falk). A differenza di quest’ultimo però, che si fingeva volontariamente imbranato ai fini di una strategia diversiva con cui riusciva a far abbassare la guardia ai sospettati per poi incastrarli, a Monk riesce assolutamente naturale ed è il fulcro, insieme alle fobie, dell’umorismo della serie.

Con lo svolgersi degli eventi, e l’indispensabile aiuto del fedele, e sempre presente amico, capitano Stottlemeyer e del suo vice, il tenente Randal Disher (Jason Gray-Stanford), detto Randy, ed il supporto delle sue assistenti, Adrian arriverà a svelare il mistero che si cela dietro la morte dell’adorata Trudy, arrivando anche a scoprire l’esistenza di una figlia nascosta che la moglie concepì in una precedente relazione e che sta alla base dell’intricata trama.

Così facendo il nostro detective Monk (il cui cognome è probabilmente inspirato a quello del famoso pianista jazz Thelonius Monk sofferente di agorafobia) sarà reintegrato nella polizia e riuscirà finalmente a ritrovare quella serenità e quell’equilibrio raggiunti nel periodo in cui era felicemente sposato con sua moglie Trudy.

Questa serie tv è una deliziosa affermazione di quel principio secondo cui intelligenza e disagio sociale siano condannati a convivere in una relazione di diretta proporzionalità, ed al contempo riesce a far comprendere con estrema semplicità ed ironia quell’indescrivibile malessere che tale equazione genera.