Ted

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Regia: Seth MacFarlane
Anno: 2012

Non desiderare mai una cosa perché potresti ottenerla…

Ted è il primo film diretto da Seth MacFarlane (Kent, Connecticut, 1973) e deve necessariamente essere letto in duplice chiave per poterne apprezzare pregi e difetti.

Il film racconta la storia di John Bennett, ragazzino solo e un po’ sfigato che la notte di Natale di ventisette anni fa espresse il desiderio che il proprio orsacchiotto di peluche prendesse vita, perchè la sua, di vita, non è che fosse un granché. E il desiderio si avvera.
Ted prende vita e i due si promettono eterna amicizia. Per sempre.

Ma cosa accade se si spostano le lancette dell’orologio fino ai giorni nostri? Il ragazzino è cresciuto e ha la faccia di Mark Whalberg (The Departed -il Bene e il Male di M. Scorsese, 2006), è fidanzato ormai da quattro anni con Lori, interpretata da Mila Kunis (Il Cigno Nero di D. Aronowsky, 2010) e di diventare adulto proprio non ne vuole sapere.
In tutto questo tempo, però, anche Ted è cresciuto e, dopo un iniziale successo mediatico dovuto alla sua “nascita”, l’orsacchiotto è oggi un debosciato, sex-addicted, fumatore di canne alto 30 cm e con una particolare predilezione per le bionde svampite.

Ora, per chi non sapesse chi è Seth MacFarlane, si potrebbe pensare che la storia sia di una banalità incredibile e che il prezzo del biglietto non valga la fila fatta al botteghino in mezzo a un fiume di persone di età sicuramente inadeguata per un film su un orsacchiotto di peluche che prende vita.

Il mistero è presto svelato. Seth MacFarlane altri non è che il creatore di tre delle più irriverenti, sboccate, volgari, esilaranti e criticate serie TV animate che la rete americana Fox manda in onda in seconda serata ormai da anni per via del linguaggio scurrile dei personaggi, per i temi trattati e la innumerevole quantità di battute a sfondo sessuale, religioso, politico e sociale che hanno fatto impazzire gli over 30 statunitensi e che, già da qualche anno, sono approdate anche sulle nostre reti.

Stiamo parlando de I Griffin (Family Guy), che ha visto la comparsa sugli schermi USA nel 1999 e narra le vicende di una famiglia media americana, i Griffin appunto, ambientata a Quahog, minuscola cittadina del minuscolo Stato del Rhode Island. La seconda serie, American Dad, nata nel 2005, è incentrata sugli Smith, famiglia media anche essa ma acutamente fotografata da Mc Farlane dopo l’11/9 e ambientata nella cittadina di Langley Falls in Virginia. L’ultima, ma non ultima in ordine di importanza, è The Cleveland Show che prende il via negli States, sempre sui canali Fox, nel 2009 ed è uno spin-off de I Griffin. Uno dei personaggi della serie originaria, Cleveland Brown, abbandonata Quahog, si trasferisce a Stoolbend, Virginia col figlio, Cleveland Brown jr, per rifarsi una vita. Cleveland è l’unico personaggio di colore delle serie di Mc Farlane.

La premessa è necessaria se si vuole capire Ted che, ad una prima occhiata potrebbe essere scambiato per una di quelle commedie tutta battutacce e sexual incorrect di cui abbiamo fatto indigestione negli ultimi anni, ma che, se osservata con gli occhi di chi conosce il lavoro del ragazzaccio di Kent, appare come uno dei migliori omaggi che il regista potesse fare ai suoi fan. Si perché Ted racchiude in se tutte le caratteristiche proprie dei suoi personaggi animati più celebri e il risultato è un film realmente divertente.

Non tanto, e non solo, per l’ovvia comicità di alcune battute e scene della pellicola, che non possono e non debbono essere svelate, quanto per le implicazioni morali che il non voler crescere del protagonista “umano” comportano. Tanto nella sua vita di relazione, quanto in quella lavorativa. E MacFarlane, rispettando la sua indole caustica e indubbiamente sincera,  ha infilato il coltello nella piaga portando alla luce tutti quei difetti e quelle imperfezioni che in una coppia possono manifestarsi (e si manifestano!) quando uno dei due decide di voler rimanere un adolescente a vita.

Mark Whalberg – che negli ultimi anni si è dimostrato particolarmente versatile ad interpretare tanto ruoli drammatici, come nel recente The Fighter di David Russell del 2010, quanto ruoli più leggeri (Notte Folle a Manhattan di Shawn Levy sempre del 2010) – è perfetto e credibile nella parte di John e Mila Kunis in quella della fidanzata con la testa a posto che, forse egoisticamente o forse affinché il suo ragazzo decida di spiccare finalmente il volo, cerca di separare i due rimbombamici. E qui i fan di MacFarlane potrebbero gioire per il riscatto sociale che uno degli interpreti de I Griffin ha avuto nel film. Si, perché la bella Mila Kunis, oltre che bella, è da sempre la voce di Meg, figlia minore con una marea di complessi, della famiglia di Quahog che, con questo ruolo, sembra aver vendicato tutte le angherie subite e i problemi esistenziali del suo personaggio animato.

Caratteristica propria delle serie a cartoni di MacFarlane, poi, è quella di prendere di mira personaggi del mondo dello spettacolo o della politica e, dopo averli trasformati nei loro alter ego animati, farne bersaglio per le battute dei protagonisti. E se nei Griffin o in American Dad o in The Cleveland Show molte di queste celebrità hanno prestano le proprie voci ai personaggi che li rappresentano, in Ted non ci si è di certo risparmiati.

Nel corso del film, infatti, fanno la loro comparsa sullo schermo, interpretando se stessi, Tom Skerritt (Alien di Ridley Scott, 1979), Sam J. Jones (Flash Gordon di Mike Hodges, 1980) la cantante e pianista Nora Jones, Ted Danson (il Sam Malone della fortunata serie TV degli anni ’80 Cin Cin), uno psicopatico Antonio Ribisi (Avatar di J. Cameron, 2009) nel ruolo di Donny e un insolito Ryan Reynolds (Lanterna Verde di Martin Campbell, 2011) nella piccolissima parte del gay Jared.

Le quasi due ore della pellicola trascorrono veloci e il film è davvero divertente ma va visto con gli occhi del fan.

11 Commenti

  1. Ho visto il film sabato, esilarante!!
    Sono una fan delle serie di Mac Farlane e confermo quanto ho appena letto!
    Ottima recensione.

  2. Ammetto che la mia curiosità nei confronti di questo film era già molta…..dopo questa recensione andrò sicuramente a mettere a confronto entrambi andando al cinema!! complimenti a Lorenzo Denny!!

  3. Premetto di aver visto il film proprio ieri sera. Apprezzo il modo puntuale con cui è stato contestualizzato, senza difatto rivelare nulla della sua carica comica e lasciare quindi tutto il gusto allo spettatore. Recensione più che buona.

  4. Un gran bel film, Seth MacFarlane non delude le attese. Un regalo ai suoi fan piú appassionati e per chi non lo conosce una esilarante sorpresa. Alla fine del film si ha la smania di voler assistere ad un’altra “puntata”, per tuffarsi nel suo mare di umorismo, citazioni e cinca realtá. La recensione coglie appieno l’essenza del lavoro di MacFarlane e ti invoglia a scoprire il suo mondo. Complimenti.

  5. Sinceramente, dopo aver visto il trailer, non ero convinto di andare a vedere questo film, ma dopo questa dettagliata recensione e i collegamenti con i Griffin e American Dad, mi sono incuriosito parecchio. Ottimo articolo e complimenti a Lorenzo Denni.

  6. Anche visto con gli occhi del fan questo film è uno spreco inutile di pellicola o se preferite di megabyte, visto che ormai è tutto in digitale. La trama è originale come una recita scolastica di Natale. “Ma c’è un orsacchiotto parlante che dice parolacce!” Ah beh, allora…
    Le battute forzate e le scene “irriverenti” fanno venire l’orticaria; a confronto Colorado è un laboratorio di alta comicità come nemmeno il Saturday Night Live degli anni ottanta.
    Forse lo stile McFarlane può andare bene per un cartone animato, ma per un film è diverso. Cambia tutto.
    De gustibus, ci mancherebbe. Però dai, dire che questo film è “esilarante” fa più ridere del film in sé. E ho detto tutto.
    Complimenti per la recensione non è male, a parte qualche refuso.
    Ciao

    • Ti ringrazio Alex per il tuo intervento e soprattutto per i refusi (shame on me!!)
      Apprezzo la sincerità espressa e in parte la condivido anche se ho visto molto molto peggio.
      Grazie ancora.

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