Snowpiercer

Regia: Bong Joon-ho
Anno: 2013

A pochi anni di distanza dallo struggente The road (John Hillcoat, 2009), un nuovo film porta sugli schermi gli scenari desolati di un mondo post-apocalittico.
In un futuro molto prossimo il mondo subisce una glaciazione che stermina il genere umano. Intere città vengono sepolte sotto ghiaccio e neve, che cancellano ogni forma di vita. In questo triste panorama rimane solo un lungo treno rompighiaccio che viaggia ininterrottamente lungo tutto il globo e ospita al suo interno i superstiti di un’umanità altrimenti persa.

Mentre nei primi vagoni viaggiano i benestanti, negli ultimi vivono in penose condizioni igieniche i miserabili, una massa di reietti, uomini, donne e bambini, privati di tutto, sottomessi e nutriti solo con mattoncini gelatinosi proteici. A comandare sul treno una sorta di governo dittatoriale al cui capo c’è il misterioso Wilford (Ed Harris), che controlla tutta la popolazione del treno, dai privilegiati dei primi vagoni ai poveri e potenziali ribelli dell’ultima classe. Quando per questi la situazione diventa intollerabile, scoppia la rivolta guidata da Curtis (Chris Evans), che con l’aiuto del progettista del treno (Song Kang-ho) risale di vagone in vagone per abbattere il potere, incontrando ad ogni passo sconcertanti realtà.

Il velocissimo treno è un microcosmo che riflette al suo interno la gerarchia di una società rigidamente suddivisa in ricchi e poveri, privilegiati e rinnegati, che vivono come rinchiusi in tanti gironi, ignari del loro destino e alla mercé di un capo invisibile, una sorta di Grande Fratello che tutto vede, ma non si rende visibile. Benevolo con gli strati più alti della popolazione del suo treno, severo e punitivo nei confronti di quelli più bassi. Ognuno vive nel proprio vagone, separato dagli altri da blindatissime porte, mentre all’esterno un mondo magnifico e cristallizzato sotto uno spesso manto bianco può solo essere osservato dal finestrino con rimpianto.

La pellicola è una lucida riflessione sulle dinamiche del potere e si schiera contro ogni forma di totalitarismo e di governo repressivo. Ma è anche un’indagine sulle responsabilità e sul coraggio del leader che guida una rivolta, in bilico tra senso del dovere e del sacrificio. Davanti agli occhi di Curtis, che deve superare una serie di ostacoli nella sua corsa verso il vagone di testa, si svela lo scenario di un’umanità di privilegiati che pare vivere in una bolla d’inconsapevolezza e sotto effetto anestetico. C’è un po’ di tutto in questa moderna arca di Noè, dal colorato e raggelante vagone-scuola di sorridenti bambini allevati nel mito di Wilford alla zona relax con sauna, dall’ambiente raffinato con pizzi e tavolino da thè al vagone-discoteca affollato di manichini danzanti.

La visione è cupa, ma non totalmente pessimista: l’eroe si sacrifica e non cede alle lusinghe del potere, mentre il finale si apre ad uno spiraglio di speranza affidato ai più piccoli, davanti ai quali si stende un mondo sconfinato e immacolato, sul quale non hanno mai posato il piede e dove forse è ancora possibile la vita.

Il primo film in lingua inglese del coreano Bong Joon-ho (Memories of a murder, 2003) è stato presentato con successo all’ultimo Festival del Cinema di Roma e porta alla conoscenza del grande pubblico il suo regista, che in patria è famoso come Park Chan-wook (Lady Vendetta, Stoker), qui in veste di produttore. Basato su un fumetto francese degli anni ’80, Snowpiercer è un film di fantascienza dalla solida regia e memorabili sequenze d’azione ed è destinato a piacere sia allo spettatore in cerca di svago sia al cinefilo esigente per il suo sapiente mix di generi, gli spunti di riflessione e la sua violenza cupa, a tratti estetizzante.

Dell’azzeccato cast fanno parte i rivoltosi Chris Evans (Sunshine, Captain America) e Jamie Bell (Billy Elliott, Jane Eyre) e un’irriconoscibile Tilda Swinton (Michael Clayton, …e ora parliamo di Kevin), occhialuta e con dentiera, straordinaria nei panni di uno  spietato ministro al servizio di Wilford, che ha le fattezze di Ed Harris (The hours, The way back), in un evidente ruolo-omaggio al personaggio da lui stesso interpretato in  The Truman show.