Regia: Andrew Stanton
Anno: 2012
La Disney porta il suo eroe su Marte, dove combatterà per la libertà sua e del pianeta rosso: un budget mostruoso per un risultato scarsino.
Con circa 350 milioni di dollari spesi dalla Disney, a 5 anni di distanza dall’acquisto dei diritti cinematografici e con la possibilità di attingere al secolo di vita del romanzo Sotto le lune di Marte (di Edgar Rice Borroughs a cui il film è ispirato), il pubblico si accomoda in sala con l’acquolina in bocca per gustarsi questo nuovo kolossal di proporzioni epiche. Risultato? L’unica cosa epica è stato il flop al botteghino.
Dopo aver proiettato i suoi protagonisti animati in territori sconosciuti (giardini e negozi di giocattoli in Toy Story, oceani per Nemo, e universi per Wall-E), Stanton non perde il vizio nemmeno cimentandosi con il live action e porta il suo John Carter su Marte. Qui, a causa della differente forza di gravità, l’uomo terrestre si ritroverà una forza e un’agilità fuori dal comune. E gli serviranno, perché sul pianeta rosso è in corso una guerra tra due potenti nazioni e anche le tribù più selvagge non sono proprio amichevoli.
Con queste premesse non c’era da aspettarsi niente di meno che un’avventura emozionante, coinvolgente e condita dal classico buonismo Disney. Peccato che la casa di produzione fa emergere la sua genuinità solo a tratti (il cane/mostro che corre velocissimo è una delle poche gradevolezze) e trascina lo spettatore in una storia che sembra sempre in attesa del momento catartico, in cui la pelle si accappona e ci si ritrova a sgranare gli occhi davanti alle gesta dell’eroe.
E questo, puntualmente, non arriva. John Carter (Taylor Kitsch) è un ex ufficiale sudista e cercatore d’oro che, nel tentativo di sfuggire agli indiani e all’esercito statunitense, trova un manufatto che lo teletrasporta su Marte. Dopo varie peripezie il terreste si troverà invischiato fino al collo in una guerra orchestrata dal malvagio Matai Shang (un Mark Strong unico attore convincente della compagnia) e, come in ogni storia Disney che si rispetti, dovrà salvare la sua bella principessa di turno, in questo caso Dejah Thoris (Lynn Collins), da un destino infelice.
Per il resto niente da segnalare. I due protagonisti, Kitsch e la Collins, non reggono il peso della pellicola e, seppur impegnandosi, non riescono ad aggiungere nulla ad una sceneggiatura, in definitiva, povera e priva di quegli atti leggendari che dovrebbero rappresentare la nota persistente di un vero kolossal.
Non è un caso che una delle interpretazioni più carismatiche del film sia quella di Willem Dafoe, nascosto dalla computer grafica sotto la pelle verde e le quattro braccia di Tars Tarkas, capoclan degli alieni chiamati Tark. Ripensando a lavori del calibro de Il Signore degli Anelli o Avatar è impossibile posizionare John Carter sullo stesso piano, anzi, la Disney sarà fortunata se riuscirà ad incassare qualcosa, vista l’esorbitante cifra investita e la scarsa risposta del pubblico nelle prime settimane di proiezione.