Il filo nascosto

Regia: Paul Thomas Anderson

Anno: 2017

Londra, anni Cinquanta. Reynolds Woodcock (Daniel Day-Lewis) è il sarto più famoso della città: meticoloso e scrupoloso, è l’indispensabile punto di riferimento della ricca borghesia, delle star del cinema e della nobiltà per stile ed eleganza impeccabili.

Tutto nella vita di Woodcock procede secondo un copione già scritto a cui si attiene con scrupolo: il processo creativo inizia dalla prima mattina, taccuino di schizzi in mano, davanti ad una raffinatissima tavola imbandita per la colazione, consumata in religioso silenzio. Prosegue lungo l’intera giornata tra le solerti impiegate del suo atelier, le modelle e le ricche clienti che frequentano la casa.

L’unica variante imprevedibile in una vita così controllata sono i legami sentimentali: le donne entrano ed escono dalla vita di Reynolds a seconda del suo capriccio e vengono letteralmente eliminate quando lo stilista si è stancato di loro. Su tutto veglia l’inflessibile sorella Cyril (Lesley Manville), attenta tanto a gestire i lavori della sartoria quanto la vita sentimentale del fratello, che non deve essere scossa per nulla al mondo.

Un giorno Reynolds si concede un breve stacco dagli impegni per soggiornare in un albergo sulla costa e incontra Alma (Vicky Krieps), una giovane cameriera dai modi semplici e spontanei che suscita subito l’interesse dello stilista. Bastano pochi sguardi e poche parole perché nasca un’immediata intesa tra i due, che presto allacciano una relazione professionale e sentimentale.

Alma è una modella perfetta, le sue misure sono quelle ideali per i parametri di Reynolds e il suo genuino garbo piace un po’ a tutti, anche alla severa Cyril. Cresce così sempre più stretto il legame tra Alma e Reynolds, fino a insinuarsi, proprio come un filo nascosto, tra le pieghe recondite dell’animo dello stilista, con risvolti imprevedibili.

Il filo nascosto segna il ritorno di un grande regista come Paul Thomas Anderson, che sullo scorcio degli anni ’90 si era imposto come allievo di Altman con film come Sydney (Hard Eight, 1996) e soprattutto Boogie Nights – L’altra Hollywood (1997) e il bellissimo Magnolia (1999). La sua carriera è proseguita con poche ed eterogenee pellicole: lo stridente e originalissimo Ubriaco d’amore (Punch-Drunk Love, 2002), il monumentale Il petroliere (There will be blood, 2007) e l’ambizioso ma non riuscito The Master (2012). L’ultima fatica prima de Il filo nascosto è stata Vizio di forma (Inherent Vice, 2014), un film dalla struttura narrativa artificiosa e di non facile presa sul vasto pubblico, che in effetti non ha risposto bene in sala.

Abbandonata l’impostazione corale dei primi lavori – caratterizzati da storie parallele e apparentemente distinte che s’intrecciavano poi in un unico mosaico narrativo – Anderson è passato a film di impianto diverso, che s’incentrano sulla figura di un grande personaggio. Ne è un esempio il potente protagonista de Il petroliere, tratteggiato da un maestoso Daniel Day-Lewis, o il carismatico ed enigmatico predicatore di The Master, interpretato dall’indimenticabile Philip Seymour Hoffman, attore feticcio di Anderson.

Anche Il filo nascosto prende le mosse da un personaggio forte, come il sarto-arbitro di eleganza, e tutto lascia pensare che il film ruoti attorno a lui, come le donne che gravitano nella sua vita professionale e amorosa. Invece a un certo punto arriva una svolta radicale e imprevista, preparata con caute premesse e dosati sviluppi, che spiazza sul finale lo spettatore.

Perché il vero motore del film è la figura femminile, declinata nelle tante varianti che fanno parte della vita di Reynolds, a partire dalla madre. Quella figura così iconica, che nella sua memoria è sempre vestita di un candido e virginale vestito da sposa, simbolo di un amore per sempre perduto, protettivo e incondizionato, l’unico a cui Reynolds può avvicinarsi con fiducia. La sorella è la sola che può entrare in questo nido chiuso, perché l’unica che può davvero capire le dinamiche famigliari e le esigenze del fratello. Non a caso Cyril controlla tutti i movimenti sentimentali di Reynolds: sa come e quando liquidare la povera sventurata di turno e come accogliere la nuova. Sa cosa (come e quando) fa bene al fratello e cosa no.

Quando nell’imperturbabile routine entra Alma, le cose sulle prime vanno bene e in qualche modo rientrano nell’oliata macchina della famiglia. Ma si comprende presto che Alma non è la solita elegante “statuina”, la donna-oggetto dell’artista geniale. Alma è una giovane che non rinuncia alle sue opinioni, al suo modo di fare autentico e un po’ campagnolo, anche quando contrasta con quello di Reynolds. Col tempo impara anche a mitigare alcuni aspetti di sé, ma lo fa solo seguendo un percorso sentimentale profondissimo che conduce all’uomo che ama e che non vuole perdere a nessun costo. Un percorso che porta anche ad un amore totalizzante, una droga dolce e dolorosa, che rende indispensabile l’uno all’altra. Alma arriva dritta al cuore e, infine, alla mente di Reynolds, insinuandosi nei meandri dei suoi bisogni affettivi, fino a creare un rapporto di dipendenza che smonta radicalmente l’immagine imperturbabile e carismatica dello stilista.

Il filo nascosto è un film di grande eleganza formale e di contenuto, sorretto da interpretazioni di classe. I rimandi più immediati vanno a film classici come Rebecca – La prima moglie (Rebecca, 1940), Angoscia (Gaslight, 1944) e Notorious – L’amante perduta (Notorious, 1946). Ma Anderson spinge oltre la sua sceneggiatura e mette sullo stesso piano, in un rapporto speculare, “vittima” e “carnefice”, che si guardano infine compiaciuti nello scoprire le infinite trame dell’amore. E coglie di sorpresa lo spettatore, che non può far altro che guardare a sua volta la dolce-amara dinamica, fino a guardarsi dentro.

Daniel-Day Lewis (L’ultimo dei mohicani, L’età dell’innocenza, Gangs of New York) è impeccabile e basta guardare il volto per cogliere le sfumature e la vibrante eloquenza di un suo sguardo: la ben nota precisione e meticolosità con cui si avvicina ed entra nei suoi personaggi trova qui l’ennesima conferma. Puntuale è arrivata la candidatura agli Oscar 2018 come miglior attore protagonista. Ma la vera rivelazione è la poco nota Vicky Krieps (Hanna, La spia-A most wanted man, Colonia), attrice lussemburghese, che riesce a passare con estrema naturalezza dal ruolo di semplice cameriera a quello di musa ispiratrice ed elegante modella. Recitazione estremamente naturale, imbastisce duetti da antologia quando è in scena con Day-Lewis, creando un personaggio delicato, amorevole e fatalmente imprevedibile. Anche lei avrebbe meritato una candidatura agli Oscar 2018, che invece è andata alla pur brava Leslie Manville (Il segreto di Vera Drake, Another year, Turner) come miglior attrice non protagonista per l’inappuntabile sorella Cyril.

Il filo nascosto ha ricevuto nomination in altre categorie importanti: miglior film, miglior regia, migliori costumi e miglior colonna sonora. Questa, elegante come lo stile di tutto il film, ha l’andamento di una partitura classica. La statuetta è andata a Mark Bridges per i migliori costumi.