Little Murders

TFFsolo imgRegia: Alan Arkin

Anno: 1971

u Little Murders è una commedia piacevole e leggera con finale a sorpresa, in cui tuttavia non mancano gli spunti polemici, anche se trattati in maniera epidermica.

Alfred (Elliott Gould) e Patsy (Marcia Rodd) iniziano una storia quando lei lo salva da una aggressione per strada, venendo aggredita a sua volta, e lui se ne va lasciandola in balia dei balordi. Dal contrasto tra la personalità apatica di lui, la sua cronica indifferenza agli stati emozionali, e quella di lei che invece è iper cinetica, brillante e autoritaria, scaturiscono a profusione situazioni paradossali e grottesche, che trovano la loro espressione migliore quando il giovane fotografo viene introdotto nella strana famiglia di lei, in cui il padre Carol (Vincent Gardenia) è uno strampalato conservatore omofobico pieno di nevrosi stranissime, non ultima quella che riguarda il suo curioso nome, la madre Marge (Elizabeth Wilson) una caricatura iperbolica e bipolare della casalinga americana ideale e il fratello minore (JonLITTLE MURDERS Korkes) un malnato psicotico con turbe varie dell’identità sessuale. L’umorismo solforoso di questo film non risparmia temi delicati e importanti, come quello della discriminazione a sfondo sessuale (le frequenti battute  del caricaturale Carol sulle «checche», gli epiteti omofobici che gli aggressori rivolgono a Alfred durante il pestaggio iniziale ecc.) e, pur senza appesantire il tono, ci offre in spaccato un coacervo di esistenze disturbate e sociopatiche che non generano in noi un immediato senso di disperazione solo grazie al trattamento ironico e iperbolico di cui sono oggetto.

Poi, tutto a un tratto, in questa texture dai toni leggeri fa irruzione la violenza, quella priva di motivazioni, improvvisa e brutale, che era l’argomento di Decalogo N.5-Non Uccidere di Kieślowski (1987). Un ignoto cecchino spara a Patsy tra le braccia di Alfred proprio quando il loro equilibrio di coppia si stava stabilizzando.

Il film subisce una brusca sterzata di registro e tutta l’ultima parte si gioca su un tono più acre, quasi malevolo, che culmina nel folle grottesco finale, in cui in un clima da festa in famiglia Alfred si presenta a casa dei genitori  di Patsy con un fucile suscitando l’ilarità psicotizzata del padre Carol e del fratello minore Kenny. Tutti insieme si divertiranno come pazzi (è il caso di dirlo) sparando dalla finestra sulla folla in una scena malata e ilare che ha il suo climax nella riunione della famigliola, adesso di nuovo felice, intorno al desco imbandito su uno sfondo di sirene della polizia che ci giungono da fuoricampo.

Divertente e feroce parabola sulla violenza che con gli anni è diventato un vero e proprio cult per cinefili, consigliato veramente a tutti.