A complete unknown

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A COMPLETE UNKNOWN
Regia: James Mangold
Anno: 2024

Sulla scia dei biopic dedicati ai grandi cantanti del nostro tempo, è arrivato al cinema anche questo film dedicato al celebre “menestrello” americano Bob Dylan, ritratto negli anni della sua ascesa nel panorama folk-rock degli anni ’60. Il film delinea una figura sfuggente e indefinibile nel privato, ma talentuosa sul palco, un giovane squattrinato che arriva a New York nel 1961 dal Minnesota per conoscere il suo idolo Woody Guthrie e che diventerà in breve tempo una vera icona musicale.

Dalle prime esibizioni nei piccoli locali del Greenwich Village ai grandi palcoscenici il passo è breve e il giovane Dylan intreccia la sua musica con quella di altri grandi folk-singer, su tutti Pete Seeger (Edward Norton), suo mentore, e Joan Baez (Monica Barbaro), con la quale nasce un’intesa artistica e sentimentale, di cui farà le spese la fidanzata acqua e sapone Sylvie (Elle Fanning).

Nel frattempo, sullo sfondo delle vicende, scorre la Storia con le contraddizioni e gli orrori di quegli anni, la guerra in Vietnam, l’assassinio Kennedy, una società alla deriva; Dylan si fa portavoce di una generazione indignata che non fa sconti all’America con capolavori come Blowin’ in the wind, Like a rolling stone, The house of the rising sun.

Il film ha il suo culmine musicale durante il Newport Festival, quando Dylan scatena un putiferio tra gli organizzatori e il pubblico usando la chitarra elettrica, una rivoluzione e una svolta per la sua carriera, ma un’imperdonabile eresia per la musica folk più tradizionale.

A complete unknown è una ricostruzione meticolosa degli anni Sessanta e dell’ambiente musicale di quel periodo – gli studi di registrazione, i locali, i cinema, gli squarci urbani vivacemente realistici – ed ha un ritmo narrativo classico che procede con equilibrio soprattutto nella prima parte.

Con lo sviluppo della storia la pellicola smarrisce un po’ la strada iniziale e diventa a tratti scontata, con la sensazione del “già visto”, là dove invece serviva qualche guizzo di regia in più. Se forse è difficile cogliere la personalità di Bob Dylan (davvero “un completo sconosciuto”), che lui stesso ha sempre avvolto nel mistero, il film finisce col renderla in definitiva poco interessante ai non addetti ai lavori, mostrando un giovane talentuoso, ma dal piglio scostante e un po’ presuntuoso, le cui scelte di vita e artistiche restano oscure, prive di quei dettagli e sfumature di script necessari a renderle interessanti.

Chalamet ha il merito di interpretare di persona ogni brano musicale, con un’attenzione meticolosa a gesti ed espressioni del Dylan originale, ma i dialoghi non sono sempre all’altezza delle parti musicali e non aiutano il personaggio, né gli altri. Qualche sforbiciata in fase di montaggio avrebbe giovato al film, che sfiora le due ore e mezza e rischia di annoiare.

Il film è tratto dalla biografia Il giorno in cui Bob Dylan prese la chitarra elettrica di Elijah Wald ed ha ricevuto ben 8 nomination agli Oscar, tra cui miglior film, regia, attore protagonista e attrice non protagonista (la brava Monica Barbaro), anche se non si è aggiudicato nessuna statuetta.

Una curiosità: tra i folk-singer rappresentati nel film c’è anche Johnny Cash, su cui il versatile regista James Mangold (Ragazze interrotte, Logan, Le Mans ’66) aveva realizzato l’apprezzato biopic Quando l’amore brucia l’anima – Walk the line (2005) con Joaquin Phoenix nei panni del leggendario interprete. Quasi un ponte tra i due film dello stesso regista, dove però il primo aveva una marcia in più anche per l’appassionata storia d’amore tra Cash e June Carter e l’intenso ritratto umano del protagonista.

Un titolo certamente da recuperare assieme ad altri del genere, come il classico La ragazza di Nashville (1980) e Crazy Heart (2009).