Tutta colpa di Freud

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tutta-colpa-di-freudRegia : Paolo Genovese
Anno : 2014

«La malattia più diffusa al mondo è senza dubbio l’amore. Però non preoccupatevi. Sebbene l’amore sia una malattia molto diffusa, e praticamente inevitabile, non è mortale. Certo, in alcuni casi può diventare cronica, e te la porti appresso per tutta la vita, ma la maggior parte delle volte è una specie di influenza, diciamo un raffreddore. Con il tempo passa».

Incipit dolce-amaro per il nuovo film di Paolo Genovese, in uscita con il suo libro omonimo, edito da Mondadori. In Tutta colpa di Freud, infatti, forse per la prima volta, il regista mescola, con ironia, i suoi personaggi da commedia con un poco di aspro.

Il film, narrato da più voci, racconta delle diverse storie di tre donne, accomunate dalla ricerca complicata dell’amore e da un solo uomo: il padre Francesco (Marco Giallini), analista romano affermato, che ha cresciuto le sue figlie da solo, dopo l’abbandono della moglie.
Le tre figlie, probabilmente per colpa di Freud, sono particolarmente sfortunate in amore: Sara (Anna Foglietta), omosessuale, dopo essere stata lasciata per l’ennesima volta decide di voler cambiare orientamento sessuale; Marta (Vittoria Puccini), libraia, si innamora di scrittori e artisti che non la ricambiano; Emma (Laura Adriani), la più piccola, ha una relazione con Alessandro (Alessandro Gassman), sposato e coetaneo del padre.
Problemi diversi, ma con una sola soluzione: le consulenze del loro padre/analista/amico, che nel film è forse il solo a rinunciare all’amore di coppia, in cambio dell’amore paterno.

Marco Giallini è la rivelazione del film, anche se arriva dalla nomination al David di Donatello, come miglior attore non protagonista, nel film Buongiorno papà (2013) di Edoardo Leo (presente anchetutta colpa di freud gerini in questo film, nel ruolo di uno degli appuntamenti di Sara). Dopo molteplici ruoli da duro (uno tra tutti ACAB, 2012, Stefano Sollima), si riscopre un comico, pacato, saggio padre. Un uomo che si discosta da quel 95 per cento di uomini che Francesco descrive come difettati.

Alessandro Gassman, che sembra calzare a pennello nel ruolo di Alessandro, fa proprio parte di una delle quattro categorie di Francesco: Peter Pan in crisi con la moglie che perde la testa per Emma.

Altra scoperta attoriale della pellicola è Anna Foglietta, forte presenza fisica nel film, per il ruolo, ma anche per la sua sicurezza imponente. Probabilmente sono proprio le scene in cui lei è protagonista le più divertenti, le cene a cui è sottoposta, le teorie sugli uomini, le domande ingenue di una donna omosessuale che non ha mai dovuto scontrarsi con un mondo maschile, fatto di concessioni e strategie, poco spontaneo. È sicuramente da apprezzare la scelta tematica di parlare, anche in modo così ironico, di una donna omosessuale, questione, anche questa, privilegiata al maschile – anche se, dopo poco, sembra quasi diventare troppo calcata.

Anche le altre due storie al femminile risultano abbastanza intriganti: Marta, libraia, un poco sognatrice, si invaghisce di un sordomuto (Vinicio Marchioni), cercando di incontrarlo in un mondo dove le parole, per lei così importanti, perdono di significato. Emma, appena diciottenne, rimane un poco sullo sfondo, lasciando più spazio alla storia di Alessandro e la moglie (Claudia Gerini).

Il tutto condito da una soundtrack piacevole, che va dall’omonima canzone composta da Daniele Silvestri, ad un panorama  internazionale e variegato (Passenger, Regina Spektor etc.).

La pellicola, secondo l’ASCA, ha incassato in soli 4 giorni oltre due milioni di euro, posizionandosi dietro The Wolf of Wall Street. Un risultato importante e soddisfacente per il regista italiano e per i produttori Medusa e Marco Belardi di Lotus.

Da vedere perché il film, pur mantendendo il tono della commedia leggera in stile Immaturi (2011 e Immaturi – Il viaggio 2012, Paolo Genovese) che a tratti riecheggia nel film, ad esempio, nel rapporto padre-figlie, nei momenti (forse) migliori, lascia spazio ad un po’ di realismo e ad una punta di cinismo, che Genovese traveste da ironia.

In fondo, lo diceva anche Freud:«Scherzando, si può dire tutto, anche la verità».