Si può fare l’amore vestiti?

Regia: Donato Ursitti
Anno:
2012

Può l’amore stravolgere gli equilibri di un paese?

Che era la forza più grande dell’universo questo lo sapeva già. Ne hanno parlato filosofi, studiosi, poeti e scienziati come Albert Einstein. E lo diceva anche Mago Merlino nel film d’animazione della Disney (1963): “..questa faccenda dell’amore è una cosa potentissima”. Si torna a parlare di sentimenti, dunque,  nella nuova commedia dell’esordiente Donato Ursitti.

Quella presentata sul grande schermo è la storia di Aurora (Bianca Guaccero), trentenne solare e sempre pronta a mettersi in gioco, che fugge dal suo paesino in Puglia per trasferirsi a Roma e specializzarsi in sessuologia. Costretta a tornare a casa, poiché crede che la madre sia in fin di vita, si trova a fare i conti con la curiosità e i pregiudizi dei paesani. L’amico d’infanzia Andrea (Corrado Fortuna), gay mai dichiarato, aiuterà Aurora a fronteggiare la diffidenza degli abitanti e ad entrare in sintonia con un mondo da cui era voluta scappare.

Dopo tante pellicole su solite tematiche variate all’infinito e l’ambizioso tentativo  – a volte troppo presuntuoso – di ricalcare caratteri della ben più articolata commedia all’italiana, che ha contribuito a definire un intero genere ammirato da tutti;  stavolta si propende per uno stile differente. Il tema messo in campo da Donato Ursitti (dichiaratamente di stampo popolare) è lo scontro/incontro  tra città e paese, intese come freddezza e calore ma anche come libertà e controllo, partendo da un argomento tabù come quello del sesso. È dal contrasto di questi elementi che la pellicola si anima e prende vita, insistendo proprio sugli stereotipi che vengono esorcizzati e sdoganati, svelando un’altra faccia della provincia e una realtà più genuina, liberando i personaggi dalla loro maschera popolare e facendoli emergere come persone.

L’anno scorso anche alcune produzioni hollywoodiane avevano portato sul grande schermo tematiche legate al sesso come Shame (Steve McQueen, 2011) oppure Il matrimonio che vorrei (David Frankel, 2011)  con Maryl Streep, che racconta la relazione di due cinquantenni  tra amore e sesso. Il lungometraggio italiano cerca di mettere insieme tutte queste informazioni e realizzarci intorno una storia leggera e frivola,con uno stile e dei personaggi che richiamano da vicino l’acclamatissimo Benvenuti al Sud (Luca Miniero, 2010).

Si può fare l’amore vestiti? prende spunto da quelle domande che tutti, in adolescenza, prima o poi si son fatti. E poi si sa, il sesso è sempre stata una solida base su cui costruire una commedia maliziosa ed equivoca. Caratteristiche, queste, che il regista ha saputo trasformare in punti di forza tanto da inserire anche il dato statistico: ”Il 69% degli italiani se lo chiede”. Una commedia non volgare e pulita, a tratti romantica e poetica, indubbiamente con un carattere molto ironico. Il film scorre bene per la prima ora, verso il finale perde un po’ di intensità e comicità a causa, forse, di una sceneggiatura frettolosa di arrivare alla conclusione, rallentando e lasciando aperte alcune situazioni come quella di Andrea e del suo amore clandestino.

Nonostante le pecche di una recitazione artificiosa e di personaggi poco sviluppati la regia sobria ed equilibrata nei movimenti di macchina, confeziona un film che può suscitare (inaspettatamente) interesse: la prevedibilità della trama e le classiche situazioni-tipo risultano funzionali all’impronta comica del film. Se non per la storia, si consiglia la visione per le splendide vedute della Capitale e dei territori pugliesi, insieme ad una colonna sonora delicata e allo stesso tempo incisiva che formano la cornice perfetta delle immagini.

Se si può fare l’amore vestiti, non lo sappiamo (ai posteri l’ardua sentenza), intanto un film ce l’hanno fatto.