Magic Mike

Magic Mike

Regia: Steven Soderbergh
Anno: 2012

Film nato dalla collaborazione tra il regista e l’attore protagonista Channing Tatum (Step Up, La Memoria del Cuore), in parte ispirato all’esperienza reale da spogliarellista di quest’ultimo.

Mike Lane (Channing Tatum), trentenne, è Magic Mike, la stella di punta dello strip club Xquisite di Tampa (città in cui lo stesso attore ha lavorato come stripper). Ha progetti creativi per il futuro e risparmia svolgendo diversi lavori. Adam (Alex Pettyfer) è un diciannovenne scansafatiche e attaccabrighe che vive a casa della sorella Brooke (Cody Horn) dopo essere stato escluso dalla squadra di football per aver cercato di picchiare l’allenatore.

I due si incontrano lavorando in un cantiere edile. Adam, sorpreso a rubare bibite, viene licenziato il giorno stesso e Mike gli dà un passaggio in macchina. Si incontrano di nuovo la sera in giro per locali. Mike presenta Adam al proprietario dell’Xquisite, Dallas (Matthew McConaughey). Adam verrà inserito nello spettacolo quella stessa sera e il proprietario deciderà di assumerlo, con il soprannome di Kid.

Adam diventerà presto un elemento importante nel locale e si farà prendere la mano dallo stile di vita degli spogliarellisti fatto di alcool, droghe e sesso facile, con grande preoccupazione della sorella Brooke. Nel frattempo Mike, in cerca di un modo per realizzare le sue ambizioni e stanco della situazione incerta, aspetta di diventare socio di Dallas.

Fra lui e Brooke si sviluppa un’intesa. Fin qui prevedibili, i comportamenti dei personaggi impliciti nella caratterizzazione iniziale, Mike è una brava persona con un lavoro discutibile; Brooke una brava ragazza che non può non attirare il protagonista alla ricerca di stabilità; Adam una strafottente calamita per i guai; Dallas un opportunista simpatico solo per convenienza.

La trama si sviluppa da questi elementi fluida come l’alcool, coprotagonista di molte scene.  

Presentato e visto da molti come una commedia per donne, snobbarlo è fin troppo semplice. La storia appare a prima vista classica: una persona ambiziosa che farebbe di tutto per il successo e che grazie all’amore si redime e capisce di aver esagerato. L’esposizione di pettorali e chiappe maschili è un notevole incentivo agli estrogeni, questo non si può negare, e di sicuro è la causa principale dell’enorme successo di pubblico.
Il film presenta però diversi elementi di originalità: la storia d’amore non è il tema principale ma solo una parte della storia; il protagonista non è una ragazza bella e ingenua che cerca di entrare nel mondo dello spettacolo, ma un uomo adulto e consapevole, uno spogliarellista già affermato che fa quel lavoro per ragioni puramente pratiche; si evitano i facili sentimentalismi a favore di un netto realismo.

Le performance degli attori sono molto piacevoli: Matthew McConaughey si diverte un mondo nel suo ruolo di proprietario di strip club, Alex Pettyfer rende il suo Adam antipatico e poco credibile al punto giusto e Channing Tatum applica le sue già provate abilità di ballerino in coreografie di breakdance (realizzate da Alison Faulk, già coreografa dei tour di Madonna e Britney Spears) che sottolinenao bene il contrasto tra le varie identità del suo personaggio.

Le identità sono il tema portante: fino a che punto una persona si identifica con ciò che fa? Quanto è valida la giustificazione di Mike “questo è quello che faccio, non quello che sono”? Forse la risposta va cercata nel come e nel perché e in questo il contrasto fra Mike e Adam delinea entrambi i personaggi.

Mike in fondo fa lo spogliarellista solo per i soldi, mentre Adam vuole quello stile di vita. La presenza di Brooke, icona del mondo normale e diurno, evidenzia la contrapposizione ad Adam e l’affinità con Mike : Mike non è adatto all’ambiente in cui si trova, Adam sì.
Una volta accettata questa premessa, evidente dall’inizio, si può osservare lo svolgimento del film, il suo stile apprezzabile.

Steven Soderbergh, regista di Erin Brockovich,  della serie Ocean’s e dei due film sul Che, ha fatto un ottimo lavoro, soprattutto per la fotografia, diretta da lui stesso con lo pseudonimo Peter Andrews.
Si gioca sul contrasto fra i colori scuri e intensi delle scene nello strip club e i toni caldi e sfumati degli esterni di Tampa (girati con filtri speciali che danno un tono giallo alle immagini). Il contrasto cromatico è un’ulteriore rappresentazione  visiva del distacco tra il mondo dello spogliarello e quello normale.

Nel complesso, un film piacevole per una serata fra amici. O forse meglio fra amiche.