L’evocazione – The Conjuring

Regia: James Wan
Anno: 2013

Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto ben… cos’è questo suono inquietante? Perché scendi in cantina al buio? E che diavolo ci fa Daniela Santanché  in cima all’armadio?!

Nel 1971 la famiglia Perron si trasferisce in una vecchia casa nel Rhode Island. I loro sogni sembrano realizzarsi, ma già dalla prima sera qualcosa cerca di attirare l’attenzione nel buio. Non avendo altro luogo dove poter stare, si rivolgono a due investigatori del paranormale: Ed Warren e sua moglie Lorraine. Insieme scopriranno che quello che si nasconde nella casa è molto più pericoloso di quanto pensassero.

James Wan, pur essendo giovane dimostra personalità. I suoi precedenti lavori SAW – L’Enigmista (2004) e Dead Silence (2007). In particolare quest’ultimo viene spesso ricordato, basti pensare alla sequenza iniziale con Annabelle: i silenzi, i rumori improvvisi e-ovviamente- la bambola che ora c’è ora non c’è, richiamano alcune scene dell’horror dei pupazzi.
Questo film però dimostra di avere una sua peculiarità.

Prima di tutto la trama, se pur si tratti di una storia vera romanzata, o comunque dei dati relativi all’indagine dei Warren, la sceneggiatura si muove bene e, per quasi due ore, il ritmo è ben scandito e intervallato da fasi di relax che ci fanno riprendere fiato tra fantasmi che compaiono nei carillon e vecchiacce orripilanti appolaiate sugli armadi.
A questo proposito un plauso va alla scena in questione: la preparazione è eccellente (c’è da dire che tutte le scene spaventose sono un po’ telefonate e annunciate dalla colonna sonora che da rilassata di colpo si fa inquietante) con la bimba sonnambula (già terrorizzante di suo) che va a rimbalzare contro l’armadio allarmando la sorella. Chiaramente capiamo che la cosa non può terminare (di nuovo) semplicemente rimettendo a letto l’addormentata deambulante (Mackenzie Foy). Molto lentamente, infatti, la camera sale fino al soffitto mostrandoci l’infestatrice (Joseph Bishara) che si lancia sulla ragazza (Hayley McFarland) manco fosse il mio gatto, mentre tra l’altro, la madre è impegnata a giocare a battimani in cantina.
Ma è proprio questa la forza del film perché tutte le scene partono piano con un climax, che solo quando arriva al culmine ci mostra davvero quello sta succedendo. E in tutto ciò, pur sapendo che sta per succedere qualcosa, e che di qualsiasi cosa si tratti ci farà quanto meno saltare sulla sedia, non possiamo fare a meno di osservare fino alla fine.

Altra nota di merito il cast.
Patrick Wilson sta diventando (se non lo è già) l’attore feticcio di Wan e se la cava molto bene nei panni di Ed Warren. Lui e sua moglie Lorraine (Vera Farmiga) si fanno amare ed entrano in empatia non solo con chi aiutano, ma anche con gli spettatori. Lui forse un po’ maschilista con il suo perenne preoccuparsi della moglie e Lorraine che pur non tirandosi mai indietro, non nasconde la paura nell’affrontare gli orrori che incontra e tutto lo stress che le provoca.
Last but not the least Carolyn Perron (Lili Taylor) molto immedesimata in un ruolo che ricorda un po’ quello di Haunting – Presenze (Jan de Bont, 1999), una sorta di predestinata, o più sinceramente sfortunata, vittima principale dello spirito che per diletto si occupa di possedere le madri allo scopo di fare loro uccidere i figli.

Non ci sono effetti speciali psichedelici, tutto è molto semplice ed efficace. Quadri che si frantumano al suolo, qualche morto impiccato e apparizioni in primissimo piano di mostruose vecchie panzone cianotiche dal trucco sbavato, e alcune chicche come la scena delle lenzuola! Ah, anche la ragazza coi polsi tagliati che ricorda una scena de Il sesto senso (M. Night Shyamalan, 1999), tra l’altro citando quasi alla lettera la battuta.
Ovviamente ci sono persone che quando sentono un rumore in una cantina buia e deserta ci si vanno ad infilare invece di scappare a gambe levate ma alcuni aspetti sono stati curati anche sotto questo punto di vista in modo da lasciare meno buchi possibili e nel contempo rendere credibili le investigazioni dei Warren. Ad esempio, la prima cosa che Ed chiede è il perché non abbiano traslocato e di tutta risposta ci viene detto che sette persone non sono facili da allocare e inoltre la famiglia ha investito tutti i risparmi nell’acquisto della casa.

Da segnalare anche la campagna pubblicitaria di lancio del film (divenuta virale) che oltre al classico trailer propone l’intervista alla vera famiglia Perron e una clip con l’originale Lorraine Warren che ci mostra la casa con annesso creepy show dove vive.

I casi possono essere solo due: o la vera Warren è un’attrice della Madonna, oppure crede davvero a tutto quello che racconta. Ovviamente la verità sarà nel mezzo, ma per un uso puramente pubblicitario è un video davvero d’effetto.

In questo periodo di remake ruminati, rigurgitati e rimasticati di nuovo, questo film è una montagna di neve da conservare. Non è un cult come può esserlo Shinning di Kubick (1980), ma ha la sua storia da raccontare. Anche il probabilissimo seguito che, nove su dieci, sarà basato sul caso Amityville, non spaventa perché non sarà l’ennesimoseguito, bensì una nuova versione dal punto di vista degli investigatori.
Se il punto di partenza è questo e si riuscirà a rimanere sulla stessa linea, forse potremmo gustarci una saga horror di tutto rispetto.
Da vedere sia per gli appassionati di horror che non.